Joyce Lussu, Nilde Iotti, Rossana Rossanda; tre ragazze del secolo scorso_di Attilio Gatto

Joyce Lussu, Nilde Iotti e ora Rossana Rossanda. “Ragazze del secolo scorso” che se ne sono andate lasciando tracce, idee di direzione per questo secolo. E la prima idea non può non essere dare spazio alle donne, alla loro creatività troppo spesso dimenticata, nascosta, usurpata. Non si può fare a meno della loro intelligenza, della loro cultura, della loro sensibilità. Non si può fare a meno della loro presenza nei luoghi che contano per la guida del Paese, per emergere da questa lunga crisi segnata dal Covid. Joyce, così bella e battagliera, dall’antifascismo alle lotte contro il colonialismo, alla denuncia delle ingiustizie, riassunte in quella poesia, dolce e tragica:”…C’è un paio di scarpette rosse/in cima a un mucchio di scarpette infantili/a Buckenwald/erano di un bambino di tre anni e mezzo/chi sa di che colore erano gli occhi…” Gli occhi che hanno visto la crudeltà della guerra, come quelli di Nilde, da partigiana a Presidente della Camera dei Deputati. Il suo profilo ha dato forza a tante donne e ha ispirato registi come Peter Marcias, che ha presentato un documentario sulla sua vita al Festival di Venezia. Immagini d’archivio, frasi, interviste.

Ha detto Marcias:”Ho maturato l’idea di raccontare più che la figura politica, la donna e il suo tempo, Nilde Iotti e la grande capacità di motivare l’universo femminile e renderlo protagonista dal dopoguerra fino ad oggi”. E lei, Nilde: “La presenza delle donne in Parlamento ha elevato i problemi delle donne come parte integrante della vita politica italiana. In passato questi problemi venivano tenuti a margine. “E ora che Rossana Rossanda non c’è più, viene da pensare alla sua sapienza, al suo incedere con irruenza, quando necessario, riuscendo però a mantenere quella incantevole mistura di carattere e leggerezza. Qualcosa che ho portato con me in un viaggio a Praga, anni ottanta, prima della caduta del muro. Sette gradi sotto zero. Nel freddo pungente risplendeva il Ponte Carlo. Avevo in mano una guida della città con la prefazione di Rossana Rossanda. Che rivelava i tesori nascosti di Praga Magica. Una via in centro, lei indicava il numero civico: “C’è una porta, vi sembrerà chiusa, in realtà è aperta. Entrate, c’è uno spettacolo che non sì può perdere.” Ho spinto e la porta si è aperta. Un bagliore negli occhi, una grande scala con un trionfo di liberty mai visto. Praga invisibile. Grazie Rossana, donna d’Europa. Come Joyce e Nilde. Donne rinascimentali, che passavano dalla politica alla letteratura al cinema all’arte. Donne con interessi che fotografano il secolo, il Novecento così ricco di bellezze e di occasioni, così terribile e pieno di ammonimenti. Queste donne ce lo hanno raccontato, nelle sue sfumature più sconosciute. Rossana Rossanda, nel 2006, a 50 anni dalla morte di Bertolt Brecht, ha scritto un articolo sul Manifesto facendo un ritratto assolutamente originale del drammaturgo, che lei conobbe a Milano in occasione de “L’opera da tre soldi” diretta da Strehler. Racconta la Rossanda:“…la sua vicenda è paradossale.

Non c’è stato nel ventesimo secolo poeta e drammaturgo più impegnato di lui, più rigidamente marxista e rivoluzionario, ma nessuno è stato meno amato non solo dai borghesi, ma dai partiti comunisti e dai governi socialisti. Era stato vicino ai comunisti negli anni venti ma sembra che non si sia mai iscritto a quel partito, e quando dopo un lungo esilio, a guerra mondiale finita, tornava in Europa, fece una sosta in Svizzera, esitando su quale Germania scegliere. Se scelse l’Est fu per negativo, per non stare all’Ovest. Ma non aderì alla Sed, Partito Socialista Unificato Tedesco, e ne fu al più tollerato, dopo tutto era una gloria nazionale. Nel 1953 era stato con lo sciopero e aveva protestato contro la repressione, ma la sua lettera fu pubblicata mutilata, e agitata all’Ovest come una colpa.
Dell’Est apprezzava soltanto la posizione per la pace, poco gli importava per quale ragione, la prima guerra mondiale lo aveva segnato per sempre, e un suo poema, La leggenda del soldato, gli aveva procurato dei guai ancora studente. Giudicò sempre la guerra un macello orchestrato dai potenti, ebbe ribrezzo per la retorica militare, e quando accettò il premio Stalin per la pace lo accompagnò con un discorso che non piacque…” Forse anche Bertolt Brecht, come Rossana Rossanda, pensava che “Il comunismo ha sbagliato” ma non è “sbagliato”.