“La mia Accademia in Sardegna”_di Attilio Gatto

Pino Insegno sta doppiando l’ultimo film di Viggo Mortensen. “Falling”, “Caduta”, è l’opera prima come regista che il grande attore statunitense di origine danese ha anche sceneggiato.

È lo scontro generazionale tra un padre ruvido, senza mediazioni, e un figlio omosessuale, mai accettato. Un altro scontro, ricco di umanità e carattere, è “Green Book”, capolavoro diretto da Peter Farrelly tre anni fa. È la storia vera di un viaggio, una corsa in auto nell’America profonda, razzista. Un musicista afro-americano è accompagnato da un tassista Italo-americano.


in “Luci della Boheme”
I due appaiono distanti, diffidenti, ma alla fine nascerà una bella amicizia, capace di spezzare il muro del pregiudizio. Mortensen, nei panni del tassista Vallelonga, costruisce un personaggio contraddittorio, sempre in bilico, tra inquietanti fobie e ansia di ribellione, formidabili tic è disarmante gestualità.
Anche questo film è doppiato con abilità da Pino Insegno, che ammette:”Più di tutto preferisco dare la voce ai grandi attori del cinema, insieme naturalmente al teatro.” E poi c’è la passione per la radio, “parole che creano immaginazione.” Ora lui ha una proposta per la Sardegna, un’Accademia dello Spettacolo come quella cui aveva dato vita a Roma anni fa. Tra i docenti c’era anche Corrado Pani, un talento indimenticabile.

Dice Pino Insegno: “Fu un’esperienza esaltante. E per l’Isola ora sogniamo un’Accademia di cinema, teatro, scenografia, tecnica, aperta ai giovani sardi. Dei corsi professionali che seguano la strada dello spettacolo premiando la creatività e l’estro.”
Sarebbe bello se da questo progetto nascesse un “esperpento”, uno spettacolo grottesco, un’arte scenica intesa alla Petrolini, che diceva:”L’arte sta nel deformare.” O sulle tracce di Ramon del Valle Inclan, poeta che in “ Luci di Boheme” ci mostra e descrive la decadenza della società: fu una meravigliosa messinscena della Cooperativa teatro Sardegna, che negli anni ottanta ha girato il mondo, con Raf Vallone protagonista nel ruolo di Max Estrella, poeta cieco e visionario che si esprime così:” L’esperpentismo l’ha inventato Goya.

Gli eroi classici riflessi negli specchi concavi danno l’Esperpento. Il senso tragico della vita spagnola può essere riprodotto soltanto con un’estetica costantemente deformata”. Naturalmente vale anche per il nostro Paese, per il teatro, il cinema, piegati ma non vinti dalla pandemia. Perciò è d’attualità il classico, l’unico vero classico che possiamo permetterci noi, donne e uomini d’oggi, il grottesco. È ancora un mondo ruvido, che assomiglia tanto al nostro, incagliato nelle trame del COVID. Ruvido come il personaggio interpretato da Viggo Mortensen e doppiato da Pino Insegno. Ma anche nella nostra vita difficile si può trovare un sentiero in discesa. Anna Magnani risolveva così:”Meglio ruvida che viscida”.