
Sicuro ma anche incerto. Rispettoso delle regole, ma disponibile ad aggirarle. Incline al complimento ma all’occorrenza maleducato. Perfino troppo gentile ma supponente. È un uomo dei nostri tempi Schubert, ma è anche smisuratamente fuori dallo spazio.
Del mondo ama soprattutto sé stesso. Si adora e spesso si abbraccia. È convinto di avere sconfinate, stellari, qualità. “Tutto quello che tocco – sembra dire – si trasforma in oro”. Ha fatto della sua vita un delirio estetico, un’opera d’arte, ma non è Dorian Gray e neanche il suo ritratto. Sì, ha provato a leggere il capolavoro di Oscar Wilde, ma l’ha trovato incredibilmente tosto. E allora l’ha bruciato nel camino per riscaldarsi, in una notte buia e tempestosa, una notte che sembrava fuori dal mondo.
Schubert, amandosi alla follia, ha cercato di abbracciarsi con trasporto per tentare inutilmente di venerarsi e sentirsi dentro, senza profitto, il fuoco della divinità. ( 1 – continua ).
In copertina: disegno di Stefania Morgante