Aprile 25, 2024

A proposito di Cagliari-Roma_di Massimiliano Morelli

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Vivo da sempre le sfide con la Roma come un derby, io romano della Garbatella che fa il tifo per il Cagliari, roba che da ragazzino i miei mi portarono pure dallo psicologo perché “un caso come questo è da studiare”, disse lo strizzacervelli. Tutto vacuo, la passione calcistica è una impronta indelebile, guai a cercare di offuscarla. Stavolta la partita coi giallorossi mi ritrovo a “viverla” in casa, dopo tante gare vissute “in trasferta”, all’Olimpico.

La prima fu un 2-2 nella prima metà degli anni Settanta, ma quella che tengo dentro è il 2-4 che decretò l’esonero del Zeman giallorosso incorniciata dall’autogol storico del loro portiere, Goicoechea. Porto a Cagliari mio figlio Leonardo, purtroppo tifoso romanista, che per questo – e in maniera molto ironica – definisco “la serpe in seno”. La Domus Arena è il rovescio della medaglia di quel Sant’Elia abbandonato, dove vissi fra le altre cose l’esaltante 3-2 della semifinale-Uefa. Tempo che passa, inesorabile.

Stavolta assisto a una partita imperfetta ma nel contempo inattesa: con tanti acciaccati e problemi a non finire, il Cagliari passa perfino in vantaggio e i romanisti dovranno un giorno andare in pellegrinaggio al Divino Amore per ringraziare Rui Patricio, portiere lusitano che evita il 2-0 su un’incornata in tuffo di Pavoletti che pare una fucilata. Peccato solo che le ostilità del match siano state affidate a un arbitro senza esperienza, con presenze in serie A che si contano sulle dita d’una mano e che aggiunge all’inesperienza il timore della lesa maestà a una grande. Nel secondo tempo fischia tutto contro il Cagliari, sparpagliando cartellini gialli qua e là, tutti in terra sarda; mentre sorvola sull’atteggiamento ospite, che non è dispotico, ma è comunque quello di una belva ferita. Così finisce 1-2 per la Roma, roba da non crederci dopo aver visto una squadra in via di guarigione; roba da non crederci esattamente come non credono ai loro occhi i tifosi sardi che mi circondano. Ascoltare l’esultanza di un romano al gol di Pavoletti è roba per pochi.

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