Angelica Grivèl Serra: la talentuosa scrittrice che rappresenta con orgoglio la Sardegna_di Fabio Salis

Sorprendente per il suo linguaggio elegante e forbito, sbalorditiva per la capacità di eloquio, ma soprattutto eccezionale per la profondità che i contenuti dei suoi testi riescono a trasmettere, qualità che è divenuta assai rara al giorno d’oggi, in cui spesso la superficialità tende a guadagnare terreno sulla riflessività e l’autoanalisi.
Angelica Grivèl Serra ha soltanto ventidue anni, ma chiacchierando con lei si percepiscono in maniera distinta una grande maturità e una sagace visione del mondo, che si abbinano ad una scrittura totalmente avvolgente e ammaliante, molto difficile da riscontrare nei giovani della sua età e generazione: “quando scrivo il mio obiettivo non è né fare nessun tipo di morale, né di agire da microfono generazionale. Voglio dare tutto con la mia scrittura, realizzando me stessa, attraverso quello che amo maggiormente fare, cioè scrivere”, così ha raccontato ai nostri microfoni, “È fondamentale trovare la propria unicità e farla emergere rigogliosa, in virtù di una causa benefica, in quanto fare del bene, a partire dal proprio microcosmo, funge da onda d’urto e ne permette la propagazione”.
Originaria di Ulassai, come tiene orgogliosamente a sottolineare, Angelica ha conseguito la maturità classica e attualmente è iscritta al Corso di Laurea in Filosofia all’Università di Cagliari. Nel 2020 è uscito il suo primo libro, “L’estate della mia rivoluzione”, edito da Mondadori, di cui è anche in fase di produzione la trasposizione cinematografica. Negli ultimi anni ha anche intrapreso delle collaborazioni con L’Unione Sarda e alcune testate on-line.

La vocazione che l’accompagna da sempre è quella della scrittura, di cui desidera farne la sua esistenza: “È qualcosa che germina con me, dagli istinti personali che sono stati guidati e orientati dalla mia guida materna. Mia madre mi ha perpetuamente sollecitata in questo senso, con una complicità assoluta. Assieme a lei siamo una macchina di pace, il nostro intento è virtuoso. Inoltre un’ulteriore spinta è arrivata dall’immaginazione, che mi accompagna sin da bambina. Per fortuna non ho incontrato ostracismi né a livello familiare né fra i conoscenti. Questa vocazione cresce ogni giorno a prescindere da ogni voce, perché credo nella disciplina”.
Non sono mancati per lei nel corso degli anni i premi e i riconoscimenti per la sua attività: nel 2015, a Roma, è stata la vincitrice del concorso nazionale “Diregiovani Web – La creatività fa scuola” e nel 2021 è stata una delle vincitrici del Premio Navicella d’argento, uno dei riconoscimenti più prestigiosi in Sardegna che da vent’anni va a premiare le eccellenze che traghettano l’isola nel mondo. Ha anche intrapreso un percorso di crescita professionale durato tre anni con la scrittrice Michela Murgia, un cammino culturale impegnativo dal quale oggi Angelica ha ormai trovato piena emancipazione.
Fra i vari scrittori e autori preferiti di Angelica figurano nomi come Jerome David Salinger, Thomas Mann e soprattutto Grazia Deledda: lo scorso 29 ottobre, Angelica ha tenuto al Senato della Repubblica un discorso che ha lasciato il segno, davanti alle più importanti personalità del mondo intellettuale e figure istituzionali del nostro paese, fra cui la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. L’intervento è avvenuto in occasione del convegno “Grazia Deledda la donna che non mise limiti alle donne”, promosso nell’ambito delle celebrazioni deleddiane e moderato dal giornalista Anthony Muroni.
La giovanissima scrittrice è stata la “paladina” del Premio Nobel per la letteratura nel 1926, evidenziandone la ferrea personalità, la determinazione nel procedere rispetto alle critiche e la costanza nel portare avanti le sue idee e storie: “da Grazia Deledda ho imparato che la letteratura è fede e che la parola ha un potere di creazione inestimabile. La sua penna era una bussola e questo è quello che io voglio emulare di lei. Ho studiato in maniera approfondita i suoi testi, soprattutto “Canne al vento”, “La madre” e “Cenere”. Oggi abbiamo il dovere di riscoprirla. Nel corso delle mie letture deleddiane, sono riuscita ad applicare in lei il “codice delle 4 D”, congegnato da mia madre, composto dalla determinazione, la disciplina, il decoro e la dignità, cioè a trovare in Grazia Deledda certi spunti che suggeriscano un qualche appiglio al codice stesso”.
Nel suo “L’estate della mia rivoluzione”, la protagonista è Luce, una ragazza di diciassette anni che desidera conoscere meglio sé stessa e il mondo che la circonda: “il libro sta correndo con le sue gambe snelle e agili e germoglia grazie ai lettori e alle lettrici di tutte le età. Ha delle forti radici e, al di là della scrittura, è ai lettori che appartiene. L’intento narrativo che perseguo è raccontare il mio modo di intendere la rivoluzione, ovvero non si tratta di qualcosa di esplosivo, ma che si scatena dalla caduta con un effetto domino dei “mattoncini” precedentemente costruiti. La rivoluzione è il compimento di un processo che si compie nel quotidiano, in cui ogni atto è una piccola rivoluzione nei dettagli. Mi piace giocare con queste identificazioni, ma sono da prendere con attenzione. Luce sono io e io sono le pagine del mio libro, però lei è una me diversa da quella che io sono attualmente”.
La vincitrice del Premio Navicella d’argento sta anche preparando nuovi lavori: “Non si può fare a meno di scrivere. Quando studio e lavoro non riesco a fare a meno di pensarci. Mi avvince una nuova trama, che mi riguarda fortemente e che è in evoluzione costante ormai da mesi. La magia della scrittura è che le storie vivano da sole. La storia si progetta da sé e sono i personaggi che ti chiamano. Si tratta di un qualcosa di sottile e graduale”.
Il compito della scrittrice richiede una grande responsabilità e, anche da questo punto di vista, Angelica ha le idee molto chiare: “oggi è molto facile essere tuttologi ed esprimersi su tutto. La missione di ciascuno scrittore e scrittrice è raccontare la realtà, a seconda del proprio occhio. Una verità può essere raccontata a partire dal racconto di ciò che si esperisce in prima persona. Credo molto nei dettagli e nel fatto che nella scrittura si costituisca nei particolari, sia nella scelta delle parole che della tematica. Bisogna pungere attraverso lo specchio del reale, senza l’errore di cadere nel tranello che potrebbe portare ad uno sfoggio dell’erudizione e senza sfondare nella tuttologia”.
Parallelamente alla sua attività letteraria e editoriale, Angelica sin da adolescente posa e lavora anche nel settore della moda, a partire dal suo incontro nel 2015 con il fotografo Giovanni Gastel, scomparso nel marzo di quest’anno: “l’ho incontrato per la prima volta quando avevo quindici anni, dopo la vittoria a Roma del premio letterario. Giovanni Gastel mi dedicò un intero book fotografico che mi ha portato a trasformarlo in un lavoro. Da quel momento in poi ho realizzato diverse copertine per le riviste. Di questo campo mi porterò per sempre in mente il ricordo dei volti che incontro, le fatiche, le giornate intensissime e tante storie da raccontare. Questo mondo viene visto in maniera riduttiva, ma ci sono tantissime dinamiche che sono diventate un’ulteriore occasione per scrivere. Negli ultimi tempi invece centellino le pose, perché mi sto proiettando sempre di più nella direzione della scrittura e in quella divulgativa. Gastel mi disse che non sarei mai stata una modella, perché non sarò mai un “accessorio”. Per me lui rimane un faro artistico, ma tra noi lussureggiava un legame umano: ci si voleva bene come tra un padre e una figlia. Ed è ancora davvero così.”