“Io e mio fratello”: il primo film di Cristian Cocco, ambientato nell’oristanese_di Fabio Salis

“La gavetta è secondo me un rafforzativo del successo. Senza questa si rischia di diventare delle meteore. L’impegno e il sacrificio li considero fondamentali per provare a centrare qualsiasi obiettivo”.

Cristian Cocco è un artista istrionico e poliedrico, dotato del gene della recitazione e del talento della comicità, che ha avuto l’opportunità di “respirare” l’arte sin da piccolo in famiglia: infatti il padre Giampaolo batterista dei “Jumbo”. Ha iniziato la sua carriera come cabarettista nelle piazze e villaggi turistici della Sardegna e come imbianchino, con alle spalle tanti sacrifici.
È divenuto noto agli occhi degli spettatori per la sua partecipazione a varie trasmissioni televisive, grazie soprattutto al suo ruolo di inviato in Sardegna del tg satirico di Antonio Ricci, Striscia La Notizia, dal 2000 al 2018.
Di lui colpiscono la determinazione nel perseguire gli obiettivi e la costante volontà di crescere: a cinquant’anni ha deciso di intraprendere con coraggio una nuova esperienza, quella di stare dietro la macchina da presa, che rappresenta il vertice di un percorso artistico più che trentennale, fra teatro, tv e cinema.
Lo scorso 18 settembre, ricorrenza del suo cinquantesimo compleanno, è stata proiettata l’anteprima del suo film “Io e mio fratello”, con la location della prima proiezione che non poteva che essere quella della sua città natale, Oristano, nel cinema Ariston.
Hanno preso parte all’evento anche gli addetti ai lavori e le istituzioni che hanno contribuito alla realizzazione del lavoro, ovvero la Sardegna Film Commission, l’Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna, il Comune di Oristano e di San Vero Milis, la Fondazione di Sardegna e la Fondazione di Oristano.
In Primavera Cristian Cocco tornerà a dirigere sul set per estendere i venti minuti di girato del teaser, dai quali si arriverà al film completo, la cui uscita è prevista per il prossimo autunno.
Sei il regista, lo sceneggiatore del film e hai anche preso parte alle riprese come attore nel ruolo di Secondo. Il tuo impegno nella scrittura inizia da lontano.
“Arrivo dal teatro e sono sempre stato contrattualizzato come attore per ogni mio lavoro in televisione, dunque già da anni avevo deciso di portare avanti anche quest’attività. Mi è stato di grande aiuto per apprendere le basi del mestiere anche il periodo a Striscia La Notizia, in cui realizzavo una sceneggiatura per ogni servizio e sono stato il primo nel programma a realizzare servizi con scenette e gag.
Dal 2010 ho iniziato a scrivere soggetti di film, serie tv e documentari, fra cui anche il soggetto di questo film. A partire dal testo, assieme ai miei autori e con l’aiuto di Luigi Bullitta, fiancheggiatore di testi, abbiamo creato la sceneggiatura, mentre Giovanni Trevisan e Marco Domenicale si sono occupati della revisione. Diversi critici cinematografici, fra cui Luigi Aversa, mi hanno mandato una recensione positiva di questo teaser che abbiamo realizzato. Per me questo è motivo di grande soddisfazione.”
Il ruolo del regista è di grande responsabilità e richiede un’elevata capacità di osservazione e cura del dettaglio.
“Prendere parte ad un film ed esserne anche il regista è molto differente a livello emozionale rispetto al rivestire solo i panni dell’attore.
Nel caso di “Io e mio fratello” partivo come soggettista e sceneggiatore e avevo già in mente il risultato finale, dunque ho deciso di calarmi anche in questo ruolo inedito. Senza dubbio è molto difficoltoso e impegnativo seguire da dietro la camera, assieme al mio aiuto regista, tutto il lavoro, fornendo un’impostazione iniziale e verificando la riuscita delle sequenze. La fatica a livello mentale e fisico viene tuttavia ripagata dal fare qualcosa che mi regala grande soddisfazione. Gli attori professionisti si sono messi a mia disposizione e sono rimasti contenti per il percorso.
Uno dei miei punti di forza è quello di osservare i registi con cui lavoro, cercando di carpirne i segreti del mestiere e le inquadrature, ma anche l’attività delle maestranze e dei macchinisti. Quando ho lavorato sul set de “L’Isola di Pietro”, mi mettevo a fianco ai registi per osservare il lavoro anche se in quei determinati momenti non mi toccava recitare nelle scene. Mi piace molto osservare i piccoli dettagli, anche nella vita quotidiana.”

La tua esperienza cinematografica si è arricchita di anno in anno, in cui hai avuto la possibilità di lavorare con registi di una certa importanza.
“Umberto Carteni è stato il primo regista che ho osservato con attenzione sul set. Mi ispiro sia a lui che a Giulio Manfredonia, con i quali ho avuto l’occasione di lavorare assieme.
In generale guardo molti film e mi piace molto Adam Sandler, che interpreta sia il ruolo di attore che di produttore nei suoi film, in cui hq sempre lo stesso regista e squadra di attori. Mi piacciono i suoi film perché sono dinamici e le scene non sono mai troppo lunghe. Con le dovute proporzioni, mi piacerebbe riuscire ad avere, come lui, degli attori che mi vogliano bene e mi seguano in ogni mio progetto, perché squadra che vince non si cambia.”
Hai girato questo film nell’oristanese, fra Oristano e San Vero Milis. Un modo per far conoscere al pubblico anche questa realtà della Sardegna, spesso trascurata dai set cinematografici.
“Nonostante sia una commedia ricca di situazioni divertenti, allo stesso tempo il mio film tocca tematiche del sociale e del territorio, con aspetti di grande riflessione.
L’obiettivo è mostrare a tutta Italia gli aspetti positivi dei sardi, senza stereotiparne la figura per cercare la risata facile. Allo stesso tempo non voglio essere banale, osannando con patriottismo la Sardegna, ma mostrarla nella sua realtà, quella di un bellissimo popolo con una grande cultura ed evidenziando nelle scene quei territori e luoghi che finora sono stati poco sfruttati dal punto di vista cinematografico, come il centro abitato di Oristano, la Marina di Torregrande e le spiagge di San Vero Milis.
I cenni storici della nostra cultura e tradizione vengono mostrati con un pizzico di ironia e riflessione. Sono orgoglioso di essere sardo e voglio far vedere le caratteristiche e potenzialità del territorio. Da oristanese non potevo che debuttare in questo territorio e spero in futuro di poter parlare anche di altre zone dell’isola.
Mi identifico per tanti aspetti anche nel personaggio di Secondo, perché mi rispecchia nella mia natura, nel ricordo degli amici d’infanzia e nella famiglia stessa. Ho preso tanto spunto da avvenimenti che mi sono capitati in passato.”
In parallelo stai portando avanti anche altri progetti per il futuro, fra cui la realizzazione di un docufilm e di una web tv.
“Esatto. Come finirò di girare il film, ho chiuso un accordo per realizzare un docufilm che durerà circa trenta minuti. Il mio obiettivo è quello di continuare nella strada della regia. Mi sta dando una grande mano nel lavoro anche mio figlio, che ha sedici anni ed è abile sia nel montaggio che nella realizzazione di grafiche. Insieme a lui sto mettendo con lui una tv web, che conterrà delle rubriche proiettate verso l’ottimismo, anche perché in televisione si parla già tanto di cronaca e gli spettatori hanno necessità di passare qualche momento di leggerezza. La mia famiglia e mia moglie rappresentano il mio equilibrio.”