Il suo sogno calcistico non potrà mai essere spezzato. Il capitano della Ferrini Cagliari ricorda Andrea Musiu_di Fabio Salis

“Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Sölle: «Come spiegherebbe ad un bambino che cos’è la felicità?» «Non glielo spiegherei» rispose «gli darei un pallone per farlo giocare».
Questo è l’incipit del libro del compianto scrittore uruguaiano Eduardo Galeno, «Splendori e miserie del gioco del calcio», in cui vengono messe in evidenza le caratteristiche del calcio che è in grado di attirare, unire le sensibilità più diverse e di creare rete.
Rispetto, collaborazione, disciplina, impegno e sacrificio: questi sono i valori più importanti e puri che lo sport è in grado di insegnare, nonostante l’odio e tutti i disvalori che serpeggiano dentro la nostra società.
Andrea Musiu era un ragazzo di appena vent’anni che sin da bambino inseguiva la sua passione, quella di giocare a calcio. Un giovane centrocampista dotato di talento calcistico e qualità umane, cresciuto nel vivaio del Cagliari Calcio, che aveva già da tempo esordito come fuori quota nel campionato di Eccellenza con la maglia della Ferrini Cagliari e vestito le maglie di altre squadre dilettantistiche del territorio, fra cui quella del Quartu 2000.
Originario di Selargius, sabato sera ha tragicamente perso la vita sul campo del Borgo di Sant’Elia durante una partita, a causa di un infarto acuto del miocardio.
Il capitano della Ferrini, Alessandro Bonu lo ricorda così: “Andrea era un ragazzo raro ed educato nel vero senso della parola, come lo sono poche persone al giorno d’oggi. Tutto questo si percepiva anche da lontano. Nonostante la sua giovane età possedeva già la maturità di una persona più adulta, perché è sempre stato umile, pronto ad ascoltare i consigli dell’allenatore e dei compagni di squadra, e allo stesso tempo dotato di grande temperamento. Si faceva volere bene al primo sguardo e davanti alle prime parole che pronunciava”.
Qualche tempo fa Andrea aveva dovuto interrompere l’attività sportiva a causa di un problema al cuore, senza mai però rinunciare a sostenere i propri compagni: “Un giorno nel periodo di Natale era venuto a trovarci mentre ci stavamo allenando al campo di padbol e ci disse che era dispiaciuto di poterci solo guardare, ma che era contento di vederci giocare a questa disciplina e stabilire dei record. Qualche volta era anche passato a salutarci nello spogliatoio”.
Domenica proprio Bonu e il suo compagno di squadra, Fabio Argiolas, hanno dedicato a lui e alla sua famiglia il terzo posto conquistato all’International Padbol Cup, svoltosi a Cagliari presso i campi della Ferrini: “Abbiamo deciso di andare avanti, continuando il torneo nel ricordo di Andrea, e di sorridere perché siamo sicuri che lui avrebbe voluto questo”.
Solo una tragica fatalità lo ha allontanato dal pallone, ma il suo sogno è destinato a non morire mai: vivrà per sempre nell’animo di chi, come lui, insegue quella sfera che rotola sui prati verdi.