Crolli e cedimenti all’Università di Cagliari: la sicurezza dei plessi scolastici deve diventare una priorità assoluta_di Fabio Salis

“L’istruzione è l’arma più potente che si può usare per cambiare il mondo” affermava Nelson Mandela, rivolgendo un messaggio di speranza e grande attenzione verso i giovani.
Il lavoro svolto attraverso l’insegnamento è il motore che consente la crescita e lo sviluppo personale dell’individuo, sin dalla più tenera età. Chi decide di iscriversi all’Università compie una scelta che va proprio in questa direzione: investire sulla propria formazione con l’obiettivo di imparare e anche di spendere sul mercato del lavoro le competenze acquisite.
Per tutti questi motivi, i crolli sia dello scorso 18 ottobre nel complesso di Sa Duchessa, sede della Facoltà di Studi Umanistici, sia del 21 negli uffici Erasmus del polo di Via San Giorgio, fanno rabbrividire e rappresentano un segnale inequivocabile che deve far riflettere tutti sullo stato degli edifici scolastici, tempio della cultura, dove crescono e si formano i cittadini di domani.Purtroppo in Italia sono sempre di più le strutture dall’equilibrio precario, a causa della carente e scarsa manutenzione, in un contesto in cui, come evidenziato nel Rapporto nazionale presentato a settembre da Cittadinanzattiva, più del 40% delle scuole è stato costruito prima del 1976.
Il silenzio della notte cagliaritana di martedì è stato improvvisamente spezzato dal forte boato, seguito dal crollo dell’Aula Vardabasso e dell’ex aula magna di geologia nel Magistero, che da quest’anno accademico stavano ospitando le lezioni dei corsi triennali della facoltà di lingue ed erano piene di studenti fino alle 19.30 di quel giorno, circa due ore prima del cedimento.

I primi ad accorgersi del fatto sono stati proprio gli studenti della vicina Casa dello studente di Via Trentino che fortunatamente a quell’ora non si trovavano all’interno del plesso, altrimenti si starebbe parlando di un fatto tragico, non verificatasi soltanto per una fortunata coincidenza, che avrebbe segnato la fine dei sogni e dei progetti di centinaia di studentesse e studenti incolpevoli e inconsapevoli, così come delle loro famiglie.
Tuttavia l’aspetto che lascia probabilmente più esterrefatti è il fatto che l’aula magna era stata soggetta a recenti lavori di ristrutturazione, anche se gli studenti dei corsi segnalano che negli scorsi giorni fossero apparse delle crepe su parti del controsoffitto, infiltrazioni sulle pareti e fenditure nel pavimento nell’Aula Vardabassi, che si trovava al primo piano: “dopo poche settimane di lezioni diversi studenti si erano accorti di qualche rumore, come accaduto per esempio il 12 ottobre, giorno in cui pioveva ed era anche stata emessa un’allerta meteo.
Sono andati a riascoltare le registrazioni delle lezioni in aula per sentire con maggiore attenzione se ci fossero dei rumori. In altre aule si vedevano le infiltrazioni di umidità sui muri”, ha raccontato Sara Piu, responsabile della comunicazione dell’associazione di rappresentanza universitaria, Reset Unica, ed ex rappresentante del corso di Laurea di Lingue e Culture per la Mediazione linguistica. “Nonostante questi segnali nessuno avrebbe mai potuto comunque pensare ad un presagio del genere, non avremmo mai pensato che lo stabile potesse crollare da un momento all’altro. Abbiamo avuto un confronto con il rettore Mola in cui ci ha garantito che verrà effettuato un controllo approfondito su tutte le altre strutture dell’Ateneo”.
A fare seguito a quanto accaduto martedì, è stato il crollo di una parte del soffitto in cartongesso di venerdì mattina negli uffici Erasmus del polo di Lingue in presenza di due dipendenti, rimasti fortunatamente illesi per essere riusciti a schivare i calcinacci. In seguito all’intervento dei Vigili del Fuoco tutti i dipendenti sono stati mandati a casa in smart working e l’area sbarrata: “negli ultimi anni nel polo di Via San Giorgio non avevamo mai notato grandi criticità, a parte quanto successo sette anni fa quando cedette una parte di balcone nell’edificio centrale”.
Le lezioni dei corsi di lingue che si sono tenute nelle strutture interessate dal crollo verranno svolte in DAD per le prossime due settimane e dal 7 novembre dovrebbero riprendere provvisoriamente presso l’ex Clinica Aresu, dove si sta provvedendo alla sistemazione delle aule: “Abbiamo già fatto due anni di lezione in didattica a distanza, causa pandemia, direi che basta e avanza”, prosegue Sara Piu. “Il mese scorso era stato deciso di spostare i corsi di lingue a Sa Duchessa, perché non erano pronti i laboratori e non c’era spazio nel plesso. Il disagio di seguire le lezioni a distanza avviene soprattutto per i laboratori di lingua con i docenti madrelingua, perché è più difficoltoso intervenire e non vivi la lingua attraverso la conversazione. Sarebbe opportuno in questo momento che si trovasse una soluzione per svolgere almeno queste ore di lezione in presenza”.