Giugno 7, 2023

Cagliari: Guerra Santa alle automobili_di Ettore Businco

Ettore Businco

Nel 2011 a Cagliari il Sindaco Zedda dette inizio alla fallimentare stagione delle piste ciclabili, approfittando di finanziamenti europei destinati a incentivare la mobilità sostenibile. Forse per la fretta o per la poca esperienza le piste vennero sparpagliate un po’ a casaccio in tutto il centro urbano, senza un piano strategico d’insieme, discontinue e pericolose e senza alcuna preventiva (ma neanche successiva) analisi sulla redditività dell’investimento riferita all’utenza attuale e potenziale, al solo evidente scopo di “arraffare” soldi pubblici a fondo perduto. Le piste furono tutte realizzate a capocchia con l’unica eccezione di quella sul Lungomare Poetto.

Quello che si capì subito fu che le piste ciclabili, da subito mal sopportate e criticate dagli stessi ciclisti e ancora oggi poco o nulla utilizzate, da infrastruttura di mobilità erano state trasformate in un manifesto ideologico. Non solo. Per l’amministrazione cagliaritana diventarono un’autentica priorità: meglio una ciclabile su tutto, strade, parcheggi, perfino marciapiedi. La proliferazione indiscriminata delle ciclabili, inserite a forza nel traffico urbano, per la maggior parte frammentarie e non interconnesse, ha disincentivato il loro utilizzo da parte dei già pochi cicloamatoriNon solo. Le numerose interruzioni costringono i pochi “eroi” del pedale a entrare e uscire, a volte all’improvviso sulla carreggiata, determinando un pericolo sicuramente maggiore rispetto a chi pedala nella viabilità promiscua insieme agli altri veicoli. Il risultato di tale discontinua pericolosità è evidente e sotto gli occhi di tutti: dodici anni di scarsissimo utilizzo ma soprattutto di grave danno alla circolazione generale.

Ma andiamo avanti nel tempo.

A Zedda è succeduto nel 2019 l’attuale sindaco che contrariamente a quanto annunciato in campagna elettorale, ha proseguito ed incrementato la folle corsa verso una ciclabilità già bocciata dai suoi primi destinatari: i ciclisti. Inizialmente il primo cittadino si giustificò dicendo di essere costretto a rispettare programmi ed appalti già assegnati e di non voler mettere le mani nelle tasche dei cittadini, senza peraltro mai quantificare l’ammontare delle famigerate penali e chissà quali altri sconquassi economici che sarebbero derivati, a suo dire, dal non dare corso al programma del suo predecessore.

Evitando inspiegabilmente di avviare una analisi costi/benefici (peraltro suggerita da una norma di legge) per verificare il corretto utilizzo dei fondi europei già iniziato da Massimo Zedda a sostegno della mobilità ciclabile, nel giro di poco tempo, il sindaco cambiò idea e cominciò a ragionare sulle ciclabili esattamente come lo stesso Zedda, forse convinto da qualche tecnico legato al precedente carro politico della ineluttabile bontà della scelta.

E così, come fulminato dall’idea di realizzare una Cagliari più “green” e infischiandosene dei danni causati alla circolazione, il sindaco ha cominciato a far progettare e realizzare nuove piste ciclabili che stanno avendo un ulteriore grave impatto sul traffico e sull’inquinamento della città. Ormai è palese, la corsa ad accumulare chilometri di piste ciclabili è finalizzata ad un risultato di pura immagine.

Il malcelato scopo dell’amministrazione comunale è infatti quello di scalare la classifica delle città verdi, non certo di fare qualcosa di utile o di incrementare l’utenza ciclabile che secondo la FIAB è addirittura diminuita in città nel corso degli ultimi anni. Così, invece di prediligere percorsi ed itinerari ciclabili periferici rispetto al centrocittà, come appunto al Poetto o a Su Siccu, l’amministrazione si è incaponita sull’insensato, ulteriore, restringimento delle già strette strade cagliaritane. Il risultato è che il traffico e l’inquinamento sono aumentati e in alcune strade, come nella via Liguria, persino i mezzi di soccorso vengono rallentati o bloccati a causa della riduzione e del restringimento delle corsie di marcia, mentre a fianco alle auto incolonnate scorre una pista desolatamente vuota.

Sempre nel tentativo di essere ricordati come la peggiore amministrazione cagliaritana degli ultimi decenni i nostri rappresentanti cittadini hanno poi deciso di intervenire sulla fisionomia del centrocittà, organizzando lo stravolgimento della via Roma. Anche in questo caso passando per la eliminazione di decine e decine di parcheggi, smantellando la storica pavimentazione stradale in basolato risalente al 1883, prevedendo la realizzazione di un giardinetto di cui nessuno sentiva la necessità (se non gli sbandati che gravitano intorno alla piazza Matteotti e piazza del Carmine, felici di poter approfittare di un luogo in cui svolgere le proprie funzioni fisiologiche) e imponendo ai cittadini, con la consueta subdola arroganza, di utilizzare il mezzo pubblico per gli spostamenti al posto della “maledetta” automobile.

In questa guerra santa alle automobili l’attuale amministrazione dimentica che l’accesso alla mobilità privata è un diritto e che tutte queste trasformazioni che rendono difficile o poco conveniente raggiungere il centro urbano col mezzo proprio, un risultato lo otterranno di sicuro, quello di allontanare ancor di più le persone dal cuore di Cagliari, impoverendo ulteriormente un tessuto economico cittadino già in affanno a favore di quei centri che offrono abbondanza di parcheggi ed una mobilità intelligente libera da stupide restrizioni.

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