Settembre 28, 2023

In “Deu ci seu”, l’orgoglio di un popolo_di Fabio Salis

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Esistono storie che vanno oltre il calcio e varcano i confini di uno spareggio che vede due contendenti in lotta per la permanenza in Serie A.


Guidato dal tecnico Carlo Mazzone e dal capocannoniere Sandro Tovalieri, nel 1997 il Cagliari si rese protagonista di una rimonta che accese l’entusiasmo dei sostenitori e permise ai rossoblù di giocarsi la salvezza nella famosa gara di Napoli.


La gara Piacenza-Cagliari del 15 giugno di quell’anno ha rappresentato e rappresenta tuttora nell’immaginario collettivo dei tifosi del Cagliari, e più in generale dei sardi, il viaggio di un intero popolo rappresentato da ventimila persone che si mobilitano per sostenere un simbolo identitario, con tutte le criticità e gli ostacoli di chi combatte ogni giorno contro le avversità.


“Deu ci seu” è un film di Michele Badas, Michele De Murtas Nicolò Falchi, prodotto da Claudio Marceddu, che racconta un viaggio, più attuale che mai, e una prova d’amore di un popolo che si è ritrovato unito nei valori.


Il docufilm, della durata di 81 minuti, è uscito lo scorso venerdì 23 giugno nelle sale sarde ed è stato prodotto da Il Circolo della Confusione, coprodotto da ISRE – Istituto Etnografico Sardo, in collaborazione con Mompracem, con il sostegno della Fondazione Sardegna Film Commission e il contributo della Regione Autonoma della Sardegna.


Il film è in programmazione al Notorious Cinema di Cagliari, al The Space Cinema di Sestu e Quartucciu e nei cinema di Iglesias e Samassi.


La storia è affidata alla testimonianza dei protagonisti che vissero e si mobilitarono in prima persona in quell’occasione: i calciatori, i tifosi, i giornalisti e i rappresentanti politici e istituzionali.


Ad accompagnare l’inizio del film è la citazione del compianto giornalista Gianni Brera: “Lo Scudetto del Cagliari rappresentò il vero ingresso della Sardegna in Italia”. Una frase, quella del cantore delle gesta dei rossoblù campioni d’Italia, che svolge quasi il ruolo di contraltare rispetto a quanto si può vedere nel docufilm.


Il centro del racconto è rappresentato dal dramma sportivo della sconfitta maturata allo stadio San Paolo, che passa quasi in secondo piano rispetto ad una storia che non ha cambiato soltanto il destino dei rossoblù, ma porta a spunti di riflessione su numerosi aspetti che riguardano la Sardegna e i sardi: a partire dall’insularità e le difficoltà nell’organizzare la trasferta, viste le criticità nel sistema dei trasporti e della continuità territoriale, per arrivare agli scontri istituzionali e alla gestione dell’ordine pubblico in un contesto infuocato come quello di Napoli, non solo per il caldo.


L’incontro è rimasto infatti nella memoria collettiva non solo per l’accoglienza negativa che i tifosi sardi ricevettero in Campania, ma anche per la distanza geografica tra la Sardegna e la penisola e allo stesso tempo tra Cagliari e i centri dell’interno dell’isola.


Il film permette anche agli spettatori che non hanno vissuto questa vicenda sulla propria pelle di immergersi pienamente dentro la storia, vivendo i momenti drammatici, ma anche di gioia dell’esodo rossoblù.


L’applauso dei tifosi ai calciatori, nonostante la sconfitta, si collega quasi come un filo rosso con l’accoglienza di Gigi Riva, presente sulla banchina del porto ad accogliere il figlio Nicola, anch’egli protagonista nella “spedizione dei ventimila”.

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