Lettera a Putin_di Armando Santarelli
Egregio Presidente Putin,mi chiamo Armando Santarelli, ho 65 anni e vivo a Gerano, un paesino in provincia di Roma.
Pur tentato, avevo desistito dal desiderio di scriverle, per due semplici motivi: primo, sono uno scrittore senza importanza, convinto dunque che le mie parole non potessero (e non possano) mai giungere alla sua attenzione; secondo, se anche i miei giudizi la raggiungessero, non credo che potrebbero scalfire le sue convinzioni perniciose e ormai letali per tanta povera gente.
E tuttavia, oggi ho sentito forte l’impulso di comunicarle ciò che si agita nel mio animo e, ne sono persuaso, di molti italiani, di molte persone semplici e per bene.
Dovevo farlo, dobbiamo farlo, non si può tacere dinanzi ai delitti cui assistiamo ogni giorno.
Premetto che ho scritto diverse volte sulla Russia, sul suo popolo e sui suoi letterati, e sempre in toni positivi, o addirittura commossi e appassionati. Ma lei, come già Stalin, è divenuto ormai un russo degenere, e questo, paradossalmente, dopo aver fatto, proprio come Stalin, il bene della Russia.
Stalin salvò la Patria (e non solo) dall’invasione nazista, Lei, dal 1999, ha risollevato le sorti economiche e politiche del suo Paese; e di questo è giusto darle atto. Non solo: Lei ha dei seri motivi per recriminare circa l’espansione incontrollata della NATO, per non volere armi occidentali sul suolo dell’Ucraina.
Lei può avere delle ragioni anche nel rivendicare le regioni russofone del Donbass e della Crimea; ma le questioni relative a tali territori – complesse, spinose e difficili, non c’è dubbio – sarebbero dovute rimanere nel campo diplomatico, con sforzi continui e serrati dei Governi e delle Istituzioni internazionali tesi a risolverle nel modo più congruo, tenendo conto degli interessi in campo e della volontà delle popolazioni. Utopia? Può darsi, ma spesso le utopie sono divenute realtà dinanzi alla spinta della storia, della necessità, dell’evidenza, delle forze democratiche. E comunque, prima di scatenare una guerra, bisognerebbe sempre aver esperito tutti i tentativi per scongiurarla; non credo che per le questioni di cui parlo lo si sia fatto debitamente, e fino in fondo.
Ammesse le responsabilità dell’Occidente, il problema principale, secondo me, è che Lei aveva fretta, Lei è ormai posseduto dalle eterne, dannate ambizioni dell’autocrate, dell’uomo assetato di potere.
Lei, nel tempo, ha stravolto il governo della Russia, trasformandolo in una vergognosa dittatura. Lo so che gran parte del popolo russo è con lei; ma è fin troppo noto che la stragrande maggioranza del popolo tedesco, dopo il 1933, si convinse entusiasticamente ad appoggiare Hitler, per poi pentirsi amaramente della sua scelta.
Lei, che poteva porsi di fronte alla Storia come il fautore della rinascita economica, sociale e culturale della Russia, finirà per essere considerato un assassino.
Lei riuscirà certamente ad ottenere dei vantaggi dalla guerra che ha scatenato; ma sul piatto della bilancia, di qualsiasi bilancia del mondo, Lei avrà perso, perché nessuno Le darà più credito, anche se dovesse continuare a dirigere uno degli Stati più potenti della Terra. Perché Lei ha mentito: ha mentito alla Russia e al suo popolo, ha mentito al mondo, ha mentito a se stesso e ai suoi collaboratori. Ricchi sicuramente, ma miseri, perché non osano contraddirla nemmeno con una parola, nemmeno quando le loro ragioni sono evidenti e superano le sue per razionalità, od opportunità, o umanità, o tutte e tre le cose messe insieme.
Lei ha terrorizzato l’intero suo Paese; e oggi ha già provocato e sta provocando la morte di decine di migliaia di innocenti, compresi molti dei suoi soldati; ma sul suo volto distaccato, impassibile, freddo, non vediamo mai dipinto un moto di pietà, ravvedimento, dubbio, vergogna.
Ma il fatto più terribile è che Lei non può ravvedersi, perché il suo orgoglio, il male che è dentro di Lei, il peccato (vada a rileggersi Dostoevskij) non possono abbandonarla. E tuttavia, Lei si proclama cristiano, Lei si è recato più volte al Monte Athos, Lei è amico del Patriarca Kirill; mi dica Presidente, che senso ha tutto questo?
Lei cederà prima o poi alla realtà fattuale o a una pressione economica o politica che si sarà fatta insostenibile; invece, (ma mi auguro il contrario con tutto il cuore), Lei non cederà alla considerazione della mostruosità che ha concepito e realizzato, perché gli autocrati non contemplano una tale soluzione, perché non la sentono, non la vedono, non la conoscono.Se è vero quello che dico, che persona è Lei? Un capo di Stato, certamente, un politico che ha voluto che la Russia crescesse e tornasse a diventare una Potenza mondiale. Ma Lei ha soffocato la libertà, anzi le libertà per le quali tutto il mondo, Russia compresa, ha lottato nel corso della Storia. Lei ha arrestato, eliminato, umiliato, perseguitato, assassinato i suoi oppositori, che la combattevano sul piano democratico. Lei, lo ripeto, si è trasformato nel tempo in un truce dittatore.Ma infine – è questa la Storia – La dobbiamo ringraziare, perché Lei ha mostrato a noi italiani, a noi europei, a noi occidentali, quanto sia migliore qualsiasi imperfetta democrazia rispetto ad un regime autocratico. Moltissimi, fra i russi che l’hanno osannata, oggi la fermerebbero se potessero; ma non possono, e questa è la sua e la loro sconfitta. Noi europei stiamo vivendo una fase storica che ci vede indeboliti da molti punti di vista; ma grazie a Lei stiamo trovando una nuova coesione, una conferma della bontà dei nostri valori, della nostra cultura; un’unità di intenti che il suo popolo non può mostrare, una libertà che ai russi non è data, una speranza che noi possiamo coltivare, un domani che possiamo programmare; è questa la sua sconfitta, che l’accompagnerà in un giudizio di condanna che nessuna futura storiografia potrà mai revocare in dubbio.