Ottobre 13, 2024

I borghi minerari, a rischio i finanziamenti_di Tarcisio Agus

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La regione Sardegna promuove i bandi Ministeriali per la rigenerazione culturale e sociale dei Borghi storici, ma i borghi minerari di fatto saranno esclusi per la indisponibilità del patrimonio che continua a cadere a pezzi, nonostante la volontà di valorizzazione e di recupero più volte espressa dal Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, dai comuni e dagli imprenditori privati.

I fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) si stanno dipanando in diversi rivoli e le opportunità non mancano così pure stanno dentro queste importanti risorse anche i borghi minerari della Sardegna. Ormai di imminente scadenza sono almeno due i bandi che interessano i borghi minerari: il primo è relativo a manifestazioni di interesse per la candidatura di idee progettuali finalizzata al finanziamento di interventi di riqualificazione e rifunzionalizzazione di siti per la creazione di ecosistemi dell’innovazione nel mezzogiorno; mentre il secondo è specifico per i borghi caratterizzati da un indice di spopolamento progressivo e rilevante per una rigenerazione culturale, sociale ed economica. Quest’ultimo bando è suddiviso su due indirizzi: “Linea A” e “Linea B”.

La linea A è riservata a 21 progetti di 20 milioni ciascuno su tutto il territorio nazionale, uno per ogni regione o provincia autonoma ed è destinata ai Comuni, per i quali non sono previste soglie riferite alla popolazione residente, ma i borghi interessati devono avere come parametro dimensionale il numero di unità residenziali che di norma non deve superare le 300 unità.

Questa linea è rivolta ad iniziative innovative per promuovere progetti pilota, che possono essere trasferiti o comunque di riferimento in altri contesti territoriali, con l’obbiettivo di sostenere la rigenerazione delle realtà territoriali fragili, abbandonate o in via di abbandono.

Mentre la linea B, dotata di di 580 milioni di euro, ha per oggetto progetti locali per la rigenerazione culturale dei piccoli borghi storici riservato ai Comuni e finalizzato alla realizzazione di progetti locali per 229 borghi storici. Quest’ultima linea è indirizzata ai Comuni o aggregazione di Comuni aventi un massimo di 5000 abitanti ed i progetti locali di rigenerazione culturale prevedono anche 200 milioni di euro quale regime d’aiuto a favore delle micro, piccole e medie imprese localizzate o che intendono insediarsi nei borghi che saranno selezionati.

Monteponi – Iglesias

Queste sono come detto le prime opportunità, altre seguiranno, però su buona parte dei borghi minerari grava la spada di Damocle delle proprietà ancora in capo ad Igea S.p.a, pertanto si rende sempre più urgente e necessario la messa a disposizione del patrimonio  ex minerario se davvero si  intende intervenire e rigenerare gli antichi insediamenti.

Oggi di questi splendidi agglomerati, ricchi di storia e cultura, ne contiamo circa 26, tutti in ambiti naturalistici di pregevole valore come Arenas a Fluminimaggiore, Argentiera a Sassari,  Corti Rosas a Ballao, Funtana Raminosa a Gadoni, Guzzurra e Sos Enattos a Lula, Ingurtosu a d Arbus, Montevecchio a Guspini, Monteponi e San Giovanni ad Iglesias, Sedda Moddizis a Gonnesa, Su Suergiu a Villassalto per citarne alcuni.

Purtroppo la legge Regionale n. 33 del 4  Dicembre 1998: “Interventi per la riconversione delle aree minerarie” che avrebbe dovuto ridare vita ai borghi minerari si è da subito impantanata, in quanto prevedeva si il trasferimento dei beni ai Comuni, ma solo esclusivamente quelli destinati a fruizione pubblica, escludendo qualsiasi intervento di natura produttiva che restava in capo ad Igea S.p.a, sulla quale transitò tutto il patrimonio dell’Ente Minerario Sardo ceduto dal’ENI “a costo zero” , compreso le vaste aree da bonificare.

Ingurtosu – Arbus

In questa situazione non ci potrà mai essere sviluppo turistico e rigenerazione economica perché anche quei piccoli segmenti produttivi predisposti con i primi finanziamenti europei dai comuni da almeno venti anni sono al palo. Vedi ad esempio il recupero a Montevecchio del blocco immobili detto “Affari generali”, parte del quale è stato restaurato, attrezzato ed arredato da almeno 15 anni, ricavandone un moderno ristorante dotato di sala mensa e altre piccole sale riservate ed arredate con mobili d’epoca, compreso una sala al primo piano per convegni. Tutto é fermo, nonostante le situazioni siano note da tempo, con il rischio di ulteriori decadimenti che si aggiungeranno alla lunga lista del vasto patrimonio ex minerario in disfacimento, non ultimo sempre a Montevecchio è dei giorni scorsi il crollo del tetto della ottocentesca stazione ferroviaria a Sciria.

In copertina il villaggio Norman – Gonnesa

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