Novembre 5, 2024

Mauro Frongia, il millesimo trapianto di rene e le innovazioni della chirurgia robotica
_di Fabio Salis

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Riuscire a restituire fiducia e speranza al paziente è probabilmente la più grande soddisfazione per un medico.
Il coraggio di avere fiducia nel progresso, senza mai cedere il passo allo scetticismo a priori nei confronti delle innovazioni, ha permesso al Dottor Mauro Frongia e al suo team di venire incontro alle esigenze dei suoi pazienti. In questo caso la sinergia fra l’essere umano e la tecnologia nell’ambito della chirurgia robotica, in particolare del Robot Da Vinci, rappresenta una soluzione concreta per salvare numerose vite umane.


A luglio, il primario del reparto di urologia e chirurgia robotica dell’Ospedale Brotzu di Cagliari ha raggiunto il millesimo trapianto di rene eseguito presso la struttura, che rappresenta da decenni un polo di eccellenza per la nostra isola ed è attualmente una delle prime in Italia per importanza.


Il centro trapianti del Brotzu è stato aperto alla fine degli anni Ottanta ed è costantemente cresciuto nel corso degli anni: “Sono felice”, ha dichiarato Frongia, “i risultati ottenuti sono il frutto di una crescita progressiva di un centro trapianti che, dagli anni Novanta, è progressivamente cresciuto in termini di qualità. È un successo non solo mio, ma di tutto il mio team. Dietro questo lavoro stanno tantissime figure professionali. Preziosissimi, senza di loro non avrei potuto fare nulla. Il numero di trapianti di rene effettuati complessivamente nel centro sono circa millequattrocento. Nel 1997 sono diventato primario e da quel momento in poi ho iniziato a fare i trapianti”.


Il percorso progressivo di Mauro Frongia e degli altri medici della struttura ha subito un’evoluzione nel corso del tempo: “Negli anni Novanta i trapianti si facevano sulla base delle tecniche che avevamo appreso dai colleghi chirurghi delle strutture di Roma. Dal 1995 in poi cominciai a modificare il tipo di tagli e pensai che il centro trapianti di Cagliari potesse abbracciare una serie di trapianti più complessi, per esempio i doppi trapianti, ovvero quelli realizzati in pazienti che ricevono due reni, operazioni che a Cagliari non venivano ancora svolte e siamo stati tra i primi a farle, grazie al supporto all’epoca dei nefrologi del Brotzu. Seguendo questa strada aumentò la richiesta da parte dei pazienti più anziani”.


Uno dei fiori all’occhiello del centro trapianti del Brotzu è sempre stato anche il trapianto da donatore vivente: “Si tratta di persone che donano il rene ad un loro consanguineo per una questione di tipo sentimentale. È una forma di intervento più delicata e complicata, in quanto comporta una responsabilità anche nei confronti del paziente donatore. Non tutti i centri realizzano queste tipologie di trapianti”.


Le evoluzioni tecnologiche hanno inoltre permesso di aumentare la sicurezza e l’efficienza degli interventi chirurgici all’interno del reparto, in particolare grazie al Robot Da Vinci, brevettato negli Stati Uniti, un’evoluzione della tecnica chirurgica della laparoscopia che consente di riprodurre i movimenti in maniera lineare e senza tremore, consentendo di svolgere tagli molto precisi: “negli anni Duemila abbiamo cercato di migliorare l’intervento dal punto di vista chirurgico. Il massimo grado di attrazione e riconoscimento nei confronti del centro di Cagliari è arrivato nel 2012 quando abbiamo iniziato ad utilizzare il Robot Da Vinci nel prelievo dell’organo dal donatore. Questo strumento consente di utilizzare una tecnica mini invasiva, che comporta minor sofferenza da parte del paziente.

Ciò ha comportato una maggiore richiesta da parte di pazienti che hanno chiesto di essere trapiantati in questo centro. Dopo essere stato a Chicago dal Dottor Enrico Benedetti iniziai ad usare il Da Vinci anche per fare trapianti di rene nel paziente che riceve, con una serie di vantaggi in termini di invasività dell’intervento chirurgico. Il robot è stato acquistato nel 2010 con i fondi POR europei e il costo di ogni robot è di circa 3 milioni di euro”.


Mauro  Frongia guarda al futuro con fiducia, nonostante gli ultimi anni difficili, vista anche l’emergenza pandemica: “in questi ultimi anni ci sono stati diversi momenti difficili, dovuti alla pandemia, alle restrizioni economiche e anche alla mancanza di progetti. La speranza è che riprenda la crescita del nostro reparto, come accaduto fino al periodo pre-pandemico, e anche che i miei collaboratori, che proseguiranno a svolgere questo lavoro anche dopo di me, possano continuare a farlo con qualità”.

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