Ottobre 13, 2024

S.O.S. al Ministro sulla salvaguardia del patrimonio storico della Laveria di Montevecchio_di Tarcisio Agus

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Richiesta di Intervento urgente in salvaguardia del patrimonio storico culturale della laveria “Principe Tomaso”. Montevecchio – Guspini

Ill.mi mi rivolgo a voi, per gli atti di competenza, per segnalare quanto in oggetto, che potrebbe attuarsiin due momenti: messa in sicurezza della struttura con priorità sulle coperture, bonifica dell’amianto e spolvero dei macchinari, per attuare successivamente il recupero alla piena fruizione turistica del bene.

L’importante icona ottocentesca della miniera di Montevecchio (Laveria Principe Tomaso) appare subito, sin dai primi tornanti, a chiunque raggiunga il complesso minerario sabaudo, sormontato dal Pozzo di estrazione Sartori già Impero, da tempo sottoposto a vincolo con la legge 1089/39.

La laveria Principe Tomaso venne così  intitolata perché  a inaugurarla, il 19 marzo del 1877, fu il Principe Tomaso di Savoia.

L’importante impianto che ha mantenuto al suo interno tutti i macchinari del processo produttivo, si sta progressivamente degradando e merita di essere salvato perché in associazione alla dirimpettaia galleria Anglosarda, entro la quale fu offerto un lauto rinfresco al Principe sotto la volta di un ampio  filone argentifero, completa il percorso tecnico e storico culturale del processo di estrazione e separazione dei minerali.

L’impianto di arricchimento è costituito da tre reparti distinti: Frantumazione, Impianto gravimetrico e sezione Fluttuazione. Ogni sezione conserva ancora tutti i macchinari che necessitano di intervento di pulizia e trattamento per la conservazione.

L’unicum del complesso industriale sta nella sua estensione e formazione gravimetrica, nonché per il riconoscimento del miglior impianto industriale europeo, ottenuto nel settembre del 1957 all’International Dressing Congress di Stoccolma, dopo il suo  adeguamento al sistema inglese Sink and Float.

L’importante risultato si inseriva nel processo di meccanizzazione degli anni ’50 che la miniera di Montevecchio, unica nel panorama minerario italiano per esser stata diretta per 150 anni da imprenditori sardi, stava attuando.

Si trattava di un passaggio epocale delle laverie che transitavano dal sistema gravimetrico a quello più moderno del Sink and Float.

La società Montevecchio acquistava i macchinari per la riconversione dell’importante laveria dalla Società Huntington Heberlein & Co LTD di Londra, ma l’ingegnere Giuseppe Bellavita, che sovrintendeva alla riconversione, attraverso le officine della miniera, già artefici della grande invenzione che lenirà le fatiche dei minatori nel mondo, con la realizzazione dell’ Autopla Montevecchio, procedevano alle intriganti trasformazioni che incuriosirono il responsabile della società inglese Mr. Andrew, tanto da riconoscere nel lavoro e nell’assemblaggio della laveria Principe Tomaso il più avanzato impianto di trattamento dei minerali sino allora noto. Fu tale l’apprezzamento del lavoro fatto che Mr. Andrew della H.H. & C. chiese all’ingegner Bellavita di poter sottoscrivere la relazione  all’importantissimo convegno di Stoccolma.

Il padiglione del reparto elettrico della Laveria Principe Tomaso di Savoia

La laveria oggi in capo ad IGEA S.p.a, controllata regionale, potrebbe essere il soggetto incaricato per il primo urgente intervento, lo fece anche a suo tempo, per la salvaguardia del castello del Pozzo Sartori, parte integrante dell’impianto di trattamento.

La laveria fa parte del più articolato sistema minerario di levante, costituito dalle due miniere di Piccalinna e Sant’Antonio.

Il complesso Principe Tomaso inglobò le laverie delle adiacenti miniere e  il Pozzo Sartori, i vicini pozzi di San Giovanni e Sant’Antonio.

La miniera e la sua laveria riceveva nel 2011 il premio Edem 2011 e oggi è parte integrante di ERIH (Rete turistica europea di archeologia industriale). Il presidente di Erih Italia prof. Massimo Preite, che ha avuto l’opportunità di visitare la laveria, è rimasto colpito per la sua articolazione e il contenuto tecnico, forse uno dei pochi esempi del sistema Sink and Float in Italia, a suo dire merita un urgente recupero perché sarebbe interessante inserirla in un contesto di scambio culturale e tecnico tra l’area industriale della RUHR e la Sardegna.

Oggi con le disponibilità economiche anche del PNRR, non sarebbe difficile recuperarne le somme necessarie, magari non solo per la laveria ma per tutto il complesso di levante, a suo tempo recuperato, ma dopo venti anni meriterebbe almeno un intervento di manutenzione ordinaria per impedirne l’avvio di nuovo degrado.

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