Dicembre 14, 2024

Suoni di canne_di Pietro Muggiano

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In ricordo dell’avvocato scrittore Pietro Muggiano

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In Canne al vento (1913), Grazia Deledda non a caso utilizza, per esprimere l’agitarsi degli uomini nelle passioni, la metafora di queste graminacee diffusissime in Sardegna, dove prosperano nelle zone umide di cui l’isola è ricca. Canne e placidi stagni, come a Molentargius, si sposano al delicato profilo dei fenicotteri. Le macchie di canne, come i fichi d’india, costituiscono una costante del paesaggio sardo.

Le ritroviamo nelle recinzioni, e nelle tettoie generose di ombra in questa terra solatìa. E nei vecchi tetti di tegole delle case di mattoni crudi, anch’esse generose di ombra e di frescura. C’è familiarità tra i sardi e le canne.

Nelle prime pagine del romanzo della Deledda, ecco apparire le canne, compagne di solitudine dell’uomo sardo: “(…) le voci della sera avvertivano l’uomo che la sua giornata era finita. Era il grido cadenzato del cuculo, il zirlio dei grilli precoci, qualche gemito d’uccello; era il sospiro delle canne e la voce sempre più chiara del fiume”.

E ancora: ’‘il fruscio delle canne sopra il ciglione (…) sembrava il sospiro d’uno spirito malefico”.

E poi: “nel silenzio della notte le canne sussurrano la preghiera della terra che saddormenta .

Nei paesi, forse ancor oggi i bambini giocano con le canne, che inforcano immaginandosele delle cavalcature. Sono molto apprezzate, anche nei mercati esteri, le ance che si ottengono dalle canne palustri della nostra isola.

E molto diffuso è ancora lo strumento musicale più antico della Sardegna: is launeddas. Nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari si conserva una piccola scultura in bronzo risatale dell’isola, che raffigura il suonatore di uno strumento tricalamo, formato cioè da tre sottili canne di palude. Is launeddas, appunto, che sono costituite di tre canne di cui una, la più lunga, è chiamata tumbu, la seconda. mancosa, meno lunga, è legata con dello spago alla prima, mentre una terza canna corta, chiamata mancosedda, è sciolta e viene tenuta dal suonatore con la mano destra. Le altre due sono tenute con la mano sinistra.

Is launeddas, tradizionalmente suonate soprattutto per accompagnare il ballo, sono presenti anche nelle processioni religiose. Non sono mai mancate per esempio nella processione di S. Elisio, che si svolge a Cagliari il 1° maggio, da oltre trecento anni per sciogliere un voto della città verso il santo che la liberò della peste.

Is launeddas vengono costruite dagli stessi suonatori, che vanno alla ricerca —nelle campagne delle canne giuste.

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