Marzo 28, 2024

Francesco Alziator in viaggio, paragonando la sua Cagliari_di Luigi Spanu

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Francesco Alziator, un letterato con l’occhio del giornalista, che si interessò di storia, letteratura, linguistica, poesia, teatro e di musica e soprattutto di tradizioni popolari, si è rivelato uno straordinario intellettuale sardo. 

Con questa pubblicazione è doveroso ricordare il grande etnografo sardo che con la sua prolifica attività letteraria ha profuso nell’animo dei sardi, e nei cagliaritani in particolare, il suo profondo amore per l’amata isola. Nel contempo, vogliamo mettere in risalto che due importanti letterati sardi, Alziator e lo scrittore e romanziere Giuseppe Dessì, sono nati entrambi nel 1909 e morti nel 1977.

Cagliari ha già dedicato tre importanti convegni, una mostra (“Cagliari e la Sardegna viste da Francesco Alziator”) e diversi premi letterari e sono state ristampate le sue opere di grande spessore. Egli è stato un profondo conoscitore della nostra cultura popolare ed uno scrittore dallo stile davvero originale e brillante. 

Parte dei suoi studi li ha riversati nel bel libro “II folklore sardo” (aprendo, così, una strada nuova agli studi demologici; purtroppo, oggi non vediamo all’orizzonte altri studiosi delle radici e dell’animo popolare dei sardi che possano competere con lui!). Alziator ha scritto molto anche sulla sua città, tanto che alcuni lo hanno definito “scrittore e poeta di Cagliari”. Tali scritti su Cagliari sono stati pubblicati su “L’elefante sulla torre” (ben tre edizioni) a significare che almeno cinquemila persone possiedono questo libro. 

Importantissima è stata la collaborazione offerta da Alziator a L’Unione Sarda, ma egli ha scritto anche reportages eccellenti su Iglesias ed altri centri isolani; in “Iglesias, città d’arte” (raccolta degli scritti sulla città) sono riportati i quarant’anni di vita delle miniere (il volume è stato curato dallo scrivente). Sono state pubblicate opere postume e alcune opere ristampate. 

Tra le ristampe, la “Storia della letteratura di Sardegna” e, tra quelle postume, “I versi di Francesco Alziator” (1996), curata da Cenza Thermes: è una raccolta delle poesie composte tra la prima giovinezza e l’anno della morte.

“Questa attività sotterranea di Alziator – nota Giovanni Mameli – era nota a pochissimi: finalmente si possono leggere le poesie da lui scritte e le traduzioni di alcuni componimenti di Alceo, Ippocrate, Orazio, Rilke e Hauptmann”.

Affinché non si disperda la mole degli interventi nei tre convegni di studi, occorre provvedere alla loro pubblicazione così da continuare nella disposizione dei tasselli per comprendere sempre meglio la poliedricità della figura di Alziator e soprattutto approfondire la sua professionalità nelle tradizioni popolari sarde e confermare che è, senza alcun dubbio, il più grande demoetnologo sardo e fra i primi demoetnologhi italiani.

Infine, chiediamo con viva forza che l’Amministrazione comunale di Cagliari, che ha provveduto a creare il Museo storico della città (richiesto da tutti gli studiosi e dai cagliaritani in particolare), lo intitoli proprio a Francesco Alziator. Il quale, nato a Cagliari il 12 marzo 1909, completati gli studi liceali, si era iscritto alla facoltà di Lettere dell’ateneo cagliaritano. 

Sotto la guida di professori di chiara fama, aveva potuto seguire con vivissimo interesse le vicende della storia sarda e quanto riguardava le tradizioni popolari dell’Isola. A diciannove anni, intraprese la carriera giornalistica collaborando a L’Unione Sarda, con “Prefiche e canti funebri” (settembre 1928). Nello stesso anno, nella rivista letteraria “Mediterranea”, compaiono lo scritto “Un fiorentino contemporaneo di Dante” e uno studio su “La decorazione delle casse sarde”. 

In seguito, il settimanale Il Lunedì dell’Unione gli pubblica tre liriche. Si laureò nel 1932, discutendo la tesi “Momenti della drammatica religiosa in Sardegna” e, due anni più tardi, conseguì una seconda laurea in Scienze politiche. Intanto continuava la collaborazione con L’Unione Sarda e con diversi periodici della Penisola. 

Nel 1945, con Nicola Valle, fonda l’associazione culturale “Amici del libro” e collabora con varie riviste locali. L’anno successivo, pubblica alcuni articoli nella rivista “Il convegno” (diretta sempre dal Valle) e in “Almanacco letterario ed artistico della Sardegna”.

Nel 1954 vede la luce il suo primo grande lavoro, che gli dà lustro e successo: “La storia della letteratura di Sardegna”.

Da allora il direttore de L’Unione Sarda, Fabio Maria Crivelli, gli affida il settore della demologia. A tre anni di distanza, appare”Folklore sardo”, che è un insieme chiaro e completo delle tradizioni popolari della Sardegna. 

Dal 1954 al 1963 si fa conoscere per la frenetica attività giornalistica. Nel frattempo dà alla stampa “Caralis panegyricus di Roderigo Hunno Baeza”, dedicato all’illustre sindaco di Cagliari il letterato Pietro Leo. Con questo scritto, Francesco Alziator si conquista il grande merito di aver tolto dall’oblio un’opera di un importante umanista cagliaritano del ‘500.

Francesco Alziator

Nel 1960 ottiene la libera docenza, grazie alla quale ha la possibilità di insegnare nell’università di Sassari tradizioni popolari sarde. Nello stesso anno, pubblica “Picaro e folklore” (il suo lavoro più impegnativo sulle tradizioni popolari).

Nel 1963 escono le sue tre opere fondamentali: “La città del sole” (opera di notevole importanza e di grosso impegno dato che Cagliari è veramente la città mediterranea dove il sole è di casa); la “Collezione Luzzietti” (le cui tavole furono da lui rintracciate nella Biblioteca Universitaria di Cagliari e gli servirono per alcune note sulla storia dell’abbigliamento popolare in Sardegna.) e la “Raccolta Cominotti” (anche quest’opera si trova nella Biblioteca Universitaria di Cagliari). 

Sei anni più tardi pubblica “La Sartiglia”, uno studio scientifico sulla corsa della stella in Oristano, una delle più belle e coreografiche manifestazioni cavalleresche di tutta l’area mediterranea.

Nel 1976 è impegnato in uno studio sulla storia secolare della bella ed importante laguna della Cagliari del passato: Santa Gilla. Il libro intitolato “I giorni della laguna”, appare in libreria pochi giorni dopo la sua morte avvenuta il 3 marzo 1977. In seguito esce “L’elefante sulla torre”, miscellanea dei suoi articoli su Cagliari, già apparsi in precedenza sul quotidiano cagliaritano.

Nella mia libreria ho rintracciato una conversazione di Alziator tenuta ad Alghero nel mese di gennaio a circa un mese dalla morte (3 febbraio 1977). 

La conversazione (10 pagine) è stata edita dal Centro Studi Algheresi; porta il titolo “Caratteri ed Elementi della Storia della Cultura in Sardegna”, pubblicata in occasione della inaugurazione dell’Anno Sociale

1977. Ricordo che mi fu donata da Cenza Thermes qualche anno prima della sua morte (2008). “Con questa

conversazione, si legge, ha inizio un breve ciclo inteso a prospettare una sintesi rapidissima, ma al tempo stesso la più scientificamente valida, ed aggiornata possibile, della storia della cultura in Sardegna”. 

Più avanti, Alziator scrive “Finora si è sempre affrontato il problema delle presenze dei popoli in Sardegna, ma non si è affrontato in termini scientifici il problema dell’arrivo di queste genti”. (Nella parte finale si trova la conversazione).

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