Marzo 29, 2024

Se Cagliari fosse una donna_di Claudia Rabellino Becce

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Se Cagliari fosse una donna avrebbe i capelli scuri con i riflessi dorati del sole, perennemente scompigliati dal maestrale. Avrebbe gli occhi nocciola e lo sguardo intenso e sensuale di chi ha molto da raccontare. Camminerebbe sicura, a piedi nudi sulla sabbia fine del Poetto, con un vestito bianco, morbido e leggero. E sarebbe impossibile non innamorarsene”: chi ha letto “Cagliari al femminile” conosce la mia visione. 

La mia Cagliari è donna e intensamente femmina, nella sua forza, nella sua sensualità e nelle sue immancabili insicurezze. Come tutte noi è una sopravvissuta, temprata dai dolori e dalle gioie della vita. Conquistata, amata, a volte tradita ha trasformato le cicatrici del cuore in nuove insostituibili consapevolezze. Negli anni ha saputo abbracciare il cambiamento, uscire dalla comfort zone, emanciparsi, anche se non ancora abbastanza. A volte è vittima di pregiudizi limitanti, figli di un provincialismo che le chiude gli orizzonti, eppure dentro di lei c’è una forza vitale che la spinge a guardare oltre, a spiccare il volo, spezzando quelle catene mentali che la rendono insicura, spesso vittima di sentimenti e relazioni sbagliate. 

Cagliari è una città che sa stregarti, con la sua luce che viene da un punto sconosciuto là, nel Golfo degli Angeli, dove mare e cielo si toccano, liberando un’energia quasi palpabile. La sua è un’anima complessa e fatta di contraddizioni: un po’   gitana, un po’ nobile, un po’popolare, come i suoi quartieri storici. Per comprenderla bisogna studiare la sua storia e cibarsi di quei particolari, attraverso i quali la città sa raccontarsi da sé: stemmi, targhe, segnali sparsi sulle facciate dei suoi palazzi colorati. 

Cagliari non puoi capirla se non conosci tutte le sue sfaccettature: c’è una città sopra, una città sotto (la Cagliari sotterranea), una città solare e una città lunare, misterica ed esoterica. C’è una città misteriosa, fatta di storie noir e di fantasmi e una città colorata e allegra da godere camminando con il naso all’insù.

Cagliari è fatta di albe e di tramonti infuocati (“rosea tra rosei vapori” la definiva Grazia Deledda), di sole, di mare, di vento, ma anche di profumi, di suoni, di sensazioni che creano sinestesie.

Cagliari è il luogo con il quale ho una relazione intensa, spesso complicata, fatta a volte di incomprensioni e allontanamenti, ma con un’unica consapevolezza: questo è il posto dove, dopo ogni girovagare, tornare a casa.

E la vostra Cagliari com’è?

Foto di copertina di Enrico Spanu da “Cagliari Magia nei secoli” di Antonello Angioni, (GIA editrice) di Giorgio Ariu.

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1 thought on “Se Cagliari fosse una donna_di Claudia Rabellino Becce

  1. La mia Cagliari❤️ è l’incontro di cielo e di mare, di colori caldi, di profumi e di vento, di richiami a tuffarmi e di nuoto in questo mare che mi accoglie e accarezza, di giochi con le “Sirene” felici e curiose di ritrovarsi ogni giorno nel Golfo degli Angeli.
    Sono i colori del sole che sorge e del tramonto che riflessi sulle pietre e palazzi fanno sussultare di meraviglia.
    Sono i sapori che catturano l’indigeno ed il forestiero con potenza, trasportandoli in un mondo di gusti ormai dimenticati dai più.
    Il mio cuore si emoziona ogni volta che dall’alto inquadro la sua sagoma, ed il rientro dal viaggio diventa subito nostalgia palpabile.
    La mia Cagliari è mia, solo mia❤️

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