Aprile 25, 2024

Incontro con Sebastiana Mesina: la pittura è un luogo dove si può essere felici all’improvviso_di Simonetta Columbu

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Sebastiana Mesina è nata a Nuoro, dove ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte, successivamente si è laureata a Sassari in Lettere con indirizzo archeologico. Negli ultimi tempi la sua
ricerca artistica si è incentrata sull’uso dell’acquerello, tecnica alla quale si era accostata da giovanissima, anche su incoraggiamento dello scrittore Henry
Miller.

“Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno” disse Vincent Van Gogh.

Sebastiana, è così anche per te?

Non proprio, nel mio caso non parlerei di sogno piuttosto di un avventura e di contemplazione: l’avventura dentro noi stessi che si configura come un viaggio carico di complessità, una contemplazione di un luogo lontano da noi e vicino a noi che è pur sempre come l’orizzonte. In quel puntino s’intravede un’imminenza di felicità che, sin da subito, si delinea come un luogo “oltre”, oltre le fatiche della quotidianità, oltre la malattia e la morte. Ecco cosa rappresenta per me la pittura: un luogo dove si può essere felici all’improvviso.

Come nascono le tue opere? Di getto o sono frutto di profondo lavoro?

Le opere nascono dall’esigenza di ritrovare la giusta distanza tra me e le schegge di un mondo che confortevole non è. Sono frutto di profondo lavoro. Giorni e giorni preparatori, tentativi numerosi, cancellature, riniziare da capo, cancellature e ancora nuovi inizi..

Ti capita che un tuo quadro non ti piaccia?

Il quadro non mi piace finché non è finito e non è finito finché non inizia a darmi sollievo, finché non inizia a farmi star bene.

I tuoi quadri hanno qualcosa di autobiografico? Testimoniano qualcosa di te o degli altri?

I miei quadri son autobiografici. Sono io, siamo tutti noi, sono le città, le case, i paesaggi, certi colori, i miei gatti, i miei amici… Sono qualcosa che ho visto e che non posso dimenticare.

Dipingi volti di donne, perché le donne?

A questa domanda non so ben rispondere. Anni fa dipingevo solo città, piazze, gatti, cani, insetti, fiori e animali inventati… Ora ci sono le donne e mi verrebbe da dire che sto solo imparando a disegnarle nel modo che piace a me ma il percorso è lungo e complesso e così, continuo. 

Le tue donne mi appaiono caratterizzate da uno sguardo dolce, materno e sospeso ma al tempo stesso profondo e consapevole… chi guardano? Sono loro che ci guardano o siamo noi che le guardiamo?

Guardano l’orizzonte naturalmente e con un certo distacco. Noi che le guardiamo vediamo che guardano lontano. Alcuni mi dicono che dietro lo sguardo di queste donne ci siano delle storie. Probabilmente è vero ma quali siano le storie io non lo so. Penso che ognuno veda semplicemente qualsiasi cosa voglia vedere. Mi piace l’idea di evocare storie ma forse non nutro lo stesso interesse nel raccontarle.

L’arte va spiegata?

L’ arte ha bisogno di essere spiegata dalla fine dell’ottocento in poi perché con la fine del neo-positivismo, la fine delle grandi sinfonie, la scoperta dell’inconscio di Freud, le scoperte scientifiche di Albert Einstein sulla relatività e i ritmi più sincopati del mondo moderno, tutto cambia. Il linguaggio dell’arte aderisce a un immagine non più assoluta ma frantumata della realtà e in questo contesto se essere ” assolutamente moderni” significa coltivare lo spirito relativo anziché quello assoluto anche la visione prospettica smette di avere valore assoluto. Naturalmente il discorso è molto più complesso e articolato ma ancora più in generale è la realtà che, dai primi del ‘900, diventa più complessa.

Cosa consiglieresti ad un giovane pittore/pittrice?

Ai giovani ho sempre detto e continuo a dire che bisogna lavorare sempre su noi stessi e scavare a fondo nei labirinti del nostro cuore, nondimeno nei meandri della nostra mente e poi studiare, studiare sempre. La tecnica è importante perché ti rende libero e la storia dell’arte, la letteratura, la filosofia, la storia, ti aprono la mente e ti aiutano a viaggiare con l’immaginazione. Credo che questo aiuti molto.

Grazie cara Sebastiana, è stato un piacere ascoltarti, e come dici tu, arte è “un luogo dove si può essere felici all’improvviso”. 

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