La Scala del calcio si illumina di rossoblù, con la spinta del popolo sardo sugli spalti_di Fabio Salis
Passione, identità e senso di appartenenza. Nella calda notte milanese il connubio tra i giocatori rossoblù in campo e tifosi è totale. I ragazzi di Claudio Ranieri costruiscono, ma soprattutto lottano e reagiscono davanti alle avversità di un match molto complicato, contro una squadra lanciatissima con merito verso il tricolore e la seconda stella.
Sugli spalti i numerosissimi tifosi sardi emigrati e giunti dall’isola non smettono per un attimo di sostenere i loro beniamini e soffiano assieme a loro, nella serata magica in quel del Meazza. Reduce da un periodo brillante, il Cagliari torna a casa con un punto in tasca molto prezioso in chiave salvezza (sarebbero potuti addirittura essere tre, se Viola nel finale avesse messo quel pallone in rete). Sulla scia della vittoria ottenuta alla Domus contro la Dea, Scuffet e compagni sono scesi in campo con un atteggiamento accorto e prudente, ma allo stesso tempo pronto a ripartire in contropiede, sfruttando le sgroppate in particolare di Sulemana e Luvumbo che vanno a cercare l’unica punta Shomurodov. Una scelta che ha ampiamente ripagato. L’uzbeko prosegue nella sua crescita, nonostante sia troppo morbido in diverse occasioni, timbrando la rete dell’1-1. Il rigore messo a segno dal solito “cecchino” dal dischetto Calhanoglu sembra spezzare i sogni cagliaritani, ma ancora una volta Ranieri azzecca tutte le mosse e toglie Viola dal cilindro che, anche stavolta, manda in visibilio e in estasi un intero popolo sugli spalti con un gol delizioso di sinistro che mette in evidenza tutte le sue qualità.
Dal settore ospiti a fine partita si leva il coro “il Cagliari è tutto per noi e io lo so, perché non resto a casa”. Questo pareggio è anche loro: di tutti i tifosi che, spesso compiendo grandi sacrifici, accompagnano la squadra nelle trasferte. Come sottolineato a fine gara anche dal tecnico di Testaccio, “Sono contento per la squadra e per i nostri tifosi: anche oggi erano in 1.500 a sostenerci, li abbiamo sentiti in campo e alla fine si sentivano solo loro dentro il “Meazza”. Il cammino verso la salvezza è ancora lungo, ma lo spirito è quello giusto.