Luglio 27, 2024

Una giornata particolare_di Massimiliano Morelli

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Esattamente trentatré anni dopo il blitz del Dall’Ara, quando il 2-1 sul Bologna portò in dote la prima salvezza alla guida del suo Cagliari, Claudio Ranieri ripete l’impresa a Reggio Emilia. Il 2-0 ottenuto al Maipei stadium griffato Prati-Lapadula conferma la dimensione di un allenatore al quale ora la città dovrebbe dedicare una statua come quella eretta a Leicester quando conquistò la Premier league, storico successo equiparabile al nostro scudetto del 1970. Quest’isola ha una peculiarità, chi sbarca dal continente spesso ha qualcosa in più, carisma, eleganza, educazione e chissà cosa altro in grado di trasformare – come stavolta – il conducador del popolo isolano in campione trasversale. Un nome su tutti, basti pensare a Gigi Riva, al quale va un ulteriore grazie per aver flirtato con l’allenatore testaccino per farlo tornare nell’isola felice.

A meno di un anno dalla trasferta del san Nicola il popolo rossoblù festeggia di nuovo, esulta, sorride, plaude i suoi “eroi”. Lo fa con una dignità straordinariamente unica nella sua semplicità, portando 3.500 tifosi in Emilia per verniciare una curva di rosso e blu; e chissà quanti altri cagliaritani si sono assiepati nelle due tribune di uno stadio che piange la retrocessione della sua squadra ma guarda con ammirazione chi s’è conquistato la permanenza in serie A.

Inutile snocciolare i nomi della truppa cagliaritana, li conosciamo e sappiamo quanto e cosa hanno dato quest’anno. Ma un ipotetico podio me lo sono segnato, su un taccuino da cronista dove gli scarabocchi della lettera “a” la fanno da padroni. Scrivo Leonardo Pavoletti, e nel rammentare la sua zampata nel finale di Bari-Cagliari dell’11 giugno 2023 ammiro la sua capacità d’essere uomo-spogliatoio come nessuno mai. Gabriele Zappa, spesso bistrattato – ah, quanto piace criticare a certi colleghi! – nelle valutazioni di opinionisti pronti a discettare sulla figura di Djalma Santos ma incapaci di osservare la crescita del ragazzo; e Alessandro Deiola, che non ha i piedi di Messi ma è un cuore sardo che corre, cuce, raddoppia e alla fine ha la maglia sempre sudata. E tanto basta.

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