Ottobre 7, 2024

Evelina Nazzari: “Mio padre Amedeo è stato dimenticato”_di Attilio Gatto

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Pagine e pagine. Articoli, libri, on Line. Amedeo Nazzari vive. Con i suoi cento e più film, con i suoi mille sguardi, con la sua voce bella e tagliente, affilata da anni di studio e di lavoro. Eccolo mentre dialoga con Alessandro Blasetti, intervistato in tivù da Luciano Rispoli. Svela i retroscena de “La cena delle beffe”, quel film storico, non solo per l’ambientazione, ma perché è una stella che brilla nel firmamento del cinema italiano. Nazzari, già famoso, da tempo voleva lavorare con il più grande, Blasetti.

Quella telefonata che non giungeva mai, finalmente arrivò. Allora che ci fu il litigio, con Blasetti che, temendo il forte carattere di Nazzari, gli raccomandava di smussare gli angoli del temperamento, e Nazzari da professionista non accettava quelle critiche e addirittura sbatteva il telefono in faccia al grande regista. Così grande da passare sopra a quell’incidente e telefonare di nuovo all’attore prestigioso, quasi a scusarsi. E finalmente fu “La cena delle beffe”, con Clara Calamai, il primo seno nudo in un film italiano e il clamore che suscitò.

E quella battuta così famosa da finire in un Carosello, a pubblicizzare un amaro, naturalmente sempre interpretato da Nazzari. “Chi non beve con me peste lo colga”, e chi se la scorda più. Anche i giovani la conoscono, magari senza sapere chi l’ha pronunciata e quando. In quel film del 1942, anni di guerra e di angosce, c’era una schiera di talenti: Valentina Cortese, Memo Benassi, Lauro Gazzolo, Margherita Bagni. Un discorso a parte merita la coppia Osvaldo Valenti e Luisa Ferida. Protagonisti di una storia d’amore maledetta, grandi attori, Valenti era interprete dalla mille sfumature: aderirono alla repubblica di Salò e furono fucilati nel ’45 dai partigiani per collaborazionismo con i torturatori della banda Koch.

Ma torniamo a Nazzari. Nel 1941 vestì i panni di “Caravaggio, il pittore maledetto” – questo il titolo del film – ancora insieme a Clara Calamai. E qui c’è il giallo del Caravaggio perduto. È il capolavoro di Goffredo Alessandrini, allievo di Blasetti, con cui Amedeo Nazzari vinse la Coppa Volpi, miglior attore alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Un’interpretazione di grande spessore, come tutta la carriera di “Amedeo Buffa in arte Nazzari”, che poi è il titolo di un bel libro – Edizioni Sabinae – scritto dalla figlia Evelina.

Lei, attrice come il padre e la madre, Irene Genna, oggi custodisce il ricordo di quel Divo Italiano, profondamente legato alla sua Cagliari, dov’era nato il 10 dicembre del 1907.

Carattere apparentemente ruvido e scontroso Amedeo Nazzari, ma capace di grande affetto e dotato di una straordinaria bontà d’animo. Con rammarico, Evelina Nazzari oggi dice:”Mio padre è stato dimenticato.” Pochi l’hanno ricordato a quarantanni dalla morte, il 5 novembre scorso. Qualche articolo nelle pagine culturali, mentre a Roma il Cineclub Alphaville ha riunito gli ammiratori di Nazzari attorno ad un importante film del 1946, “Il bandito”, regia di Alberto Lattuada. Lo stesso Cineclub ha in programma un ciclo di film sull’attore cagliaritano, anche perché quella proiezione dello scorso anno ha avuto grande successo. Rassegne su Nazzari per la verità ne sono fatte tante anche in Sardegna, Ma quello che amareggia è il silenzio assordante su una figura così carismatica, un mito del cinema italiano, in una data così significativa, il quarantesimo anniversario della morte. Amedeo Nazzari, come purtroppo spesso avviene, è stato messo da parte, non riusciva a lavorare, negli ultimi anni della sua intensa vita. E dunque un grande attore da riscoprire e un grande film misteriosamente scomparso.

Una decina d’anni fa seguii le tracce del Caravaggio Perduto e mi sembrava di essere alla ricerca di Amedeo Nazzari, perché ritrovare quel film scomparso in fondo era come mettersi in contatto con un talento che non merita certo l’oblio. Fu un viaggio nella memoria in una Roma bella e misteriosa. Ne nacque un servizio che andò in onda sul Settimanale della Testata Giornalistica Regionale della Sardegna. Il Caravaggio fu trovato fortunosamente, ma in vhs. Intervistai Evelina Nazzari che fece un appello perché fosse recuperata la pellicola e restaurata. Ma II Caravaggio Perduto è ancora avvolto nelle nebbie. Nessuno infatti ha pensato di far conoscere al pubblico quell’opera di grande qualità. D’altro canto questa meritoria attività culturale in Italia è poco frequentata. C’è il lavoro prezioso delle cineteche e di tanti coraggiosi appassionati che, in questi tempi di crisi, si danno da fare con pochi soldi per far vivere la memoria, un patrimonio che donne e uomini dovrebbero tener stretto per guardare avanti più sicuri, per spendere nel loro cammino l’esperienza e l’insegnamento di chi ci ha preceduti.

Giustamente Evelina Nazzari dice:”Perché non una rassegna dei grandi film di mio padre, quelli che sono stati dimenticati?” Noi tutti vorremmo rivedere il grande Amedeo in “Cavalleria”, ricordare che quell’attore fu segnalato a Goffredo Alessandrini da sua moglie, la mitica Anna Magnani. E con la Magnani fu lunga amicizia. Due gran caratteri non potevano che incontrarsi. Salvare il cinema, la storia, attori e attrici di talento, autentici geni del set e del palcoscenico che con i loro sguardi e le loro parole hanno alimentato i nostri sogni.Amedeo Nazzari il Divo, era nella vita un antidivo. Riservato, suscettibile, un po’ matto, dice Evelina Nazzari. E chi non lo è? Per gli attori necessaria declinazione dell’estro una vena di pazzia. Non era facile averci a che fare. Terrore dei registi. A qualcuno che non sapeva dirigere diceva:”Ora tu ti metti da parte. Al film ci penso io.” E così indossava i panni del regista, senza firmare il film, generoso fino in fondo.

Viene sempre ricordato per i melodrammi di Raffaello Matarazzo, la “serie” – si direbbe oggi – accanto a Yvonne Sanson, che pure aveva una sua dignità. E poi – dice Evelina – era lavoro. Com’erano lavoro i suoi grandi film, dalle commedie dei telefoni bianchi, senz’altro da rivalutare, ai drammi storici, da “Proibito” di Mario Monicelli, tratto da “La madre” di Grazia Deledda, a quel controcanto nella parte di sé stesso. Una lezione di stile, di recitazione, di ironia, di tempi cinematografici, il Nazzari de “Le notti di Cabiria”, film Premio Oscar, con Giulietta Masina, diretto da Federico Fellini.

Amedeo Nazzari mi ricorda Orson Welles. Diversi nella fisionomia e probabilmente nel temperamento. Ma entrambi uomini contro. Contro l’industria di Hollywood Welles, e quell’industria lo emarginò negando a noi gran parte del suo genio, che comunque risplende nel cielo degli artisti. Contro falsità e sotterfugi Nazzari, uomo leale e grande attore che ha interpretato oltre cento film, molti dei quali attendono solo di essere riscoperti, riportati a nuova vita. Come quel capolavoro, Il Caravaggio Perduto, per dare soluzione al giallo della sua scomparsa, un giallo forse facile da risolvere. Si chiama ignoranza, superficialità, mancanza di sensibilità. Niente comunque che non sia rimediabile, nella notte della memoria, che però fa filtrare la luce delle stelle.

Evelina Nazzari all’Isola che c’è – Roma
La locandina evento in occasione dell’incontro con Evelina Nazzari – Isola che c’è – Roma

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