Ottobre 7, 2024

Un magistrale Andrea Bosca riporta in scena Pavese_di Daniela Fois

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È ripartito dalla Sardegna, lì dove si era conclusa nel dicembre 2021, la tournée de “La luna e i falò”, adattamento teatrale dell’ultima opera letteraria di Cesare Pavese. La pièce prodotta da BAM Teatro, interpretata da Andrea Bosca e diretta da Paolo Briguglia, è andata in scena al Teatro Comunale di Ittiri venerdì 10 marzo per la rassegna Mab Teatro, sabato al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri con il patrocinio del CeDac, e infine al Teatro Alkestis di Cagliari per un’ultima replica curata da BAM Teatro, domenica 12 marzo.

Nel comporre la scrittura teatrale, Bosca e Briguglia, smontano il romanzo originale e lo riassemblano in 75 minuti circa di intenso monologo dispiegato in un unico atto. Seppur con tagli necessari, la sceneggiatura presta grande fedeltà all’opera originale, mantenendo viva la sostanza e la poesia delle parole di Pavese.

La storia è quella di Anguilla che, ormai quarantenne, ritorna da un’America in cui ha trovato la fortuna ma non sé stesso. Tra le colline piemontesi su cui “il tempo non passa mai”, tra volti e animi indelebilmente solcati dalla recente guerra mondiale, ripercorre la propria gioventù assieme allo spettatore. Scoprirà che il sé che cercava è in fondo radicato in quei borghi e quelle campagne familiari, che riporteranno alla mente, memoria dopo memoria, la sua infanzia. Un vero e proprio Bildungsroman all’italiana, quello di Pavese, che come tutti i romanzi di formazione mai smetterà di essere attuale, poiché racconta la necessità di avere un dove in cui sentirsi a casa, il disorientamento della ricerca di esso e la sofferenza della maturazione, del divenire adulti che è cambiamento ma è anche ritorno.

“A quei tempi non mi capacitavo che cosa fosse questo crescere, credevo fosse solamente fare delle cose difficili — come comprare una coppia di buoi, fare il prezzo dell’uva, manovrare la trebbiatrice. Non sapevo che crescere vuol dire andarsene, invecchiare, veder morire, ritrovare la Mora com’era adesso.

Nell’intimità di un piccolo teatro come l’Alkestis, che ha registrato il tutto esaurito per la serata, la presenza di Bosca – alunno della scuola del Teatro Stabile di Torino e volto noto del piccolo e grande schermo italiano – appare imponente. Nato e cresciuto in quegli stessi luoghi vissuti e raccontati da Pavese, li narra senza il bisogno di grandi scenografie e dà vita ad un personaggio che a momenti si fa due o addirittura tre, moltiplicando emozioni e stati d’animo che riempiono non solo il palco ma tutta la sala. Sul suo viso e nel suo corpo scorrono i travagli di Anguilla, ma anche di Nuto e Cinto. Sotto un gioco di luci che – diretto da Marco Catalucci – conferisce forte espressività ai suoi movimenti, alle parole e alle profonde pause, l’attore con rara passione cattura l’attenzione della platea e la tiene alta per l’intera durata dell’atto. Il pubblico non è semplice spettatore di un evento, ma diretto interlocutore che egli ricerca anche con lo sguardo, coinvolgendolo nel resoconto degli eventi che compongono la sua vita e invitandolo a riflettere sulla propria.

Lasciata l’isola, la tournée de “La luna e i falò” prosegue per tutto marzo al Politeama Rossetti di Trieste, al Teatro Grivi di Enna, Teatro Sociale di Nizza Monferrato e al Teatro Asioli di Correggio (RE), per concludersi poi il 16 aprile al Teatro Torti di Bevagna (PE) in occasione della rassegna teatrale del “Performer in Umbria – Più” (II edizione).

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