Maggio 3, 2024

In memoria di Carlo Lugliè_di Emina Usai

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Le perdite premature sono sempre dolorose e lo strazio che esse procurano è ancora maggiore quando giungono inaspettate. Con Carlo Lugliè, professore ordinario di preistoria e protostoria all’Università di Cagliari, ieri è mancato improvvisamente, e in circostanze tragiche, un uomo di grande bellezza morale e fisica, di grande cultura e onestà; un uomo cordiale, riservato, così discreto da poter apparire talora distante, e invece sempre attento alle esigenze degli altri. La sua generosità mi ha sempre colpito. E davvero non sorprende che proprio in nome dell’altruismo, questa volta, abbia salvato la vita di un bambino sacrificando la propria, nel pieno della maturità e in un momento in cui aveva ancora tanti progetti da portare avanti e tante ambiziose realizzazioni da perseguire.

La Sardegna, la cultura scientifica internazionale sono state private di un archeologo, di uno studioso, di un docente di chiara fama e di grandissime capacità, dall’operosità apparentemente instancabile.

Carlo Lugliè è stato un amico per tanti, oserei dire per tutti, un marito, un compagno, un padre esemplare.

Dalle parole del suo amico d’infanzia Mauro Dadea, compagno di giochi a Cuglieri, luogo d’origine della famiglia, si apprende che in quel bambino già si poteva presagire il ruolo del futuro protagonista, e la figura dell’uomo che avrebbe saputo lasciare il segno.

Io l’ho conosciuto agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso, quando tra gli scaffali della biblioteca della Soprintendenza archeologica di Cagliari e Oristano capitava spesso di incrociare un bellissimo ragazzo biondo, capelli lunghi, occhi splendidi, fisico atletico, seduto attento tra i libri in consultazione, che si distingueva per lo speciale tratto signorile, l’eleganza naturale e la squisitezza dei modi. Subito è nata una bella conoscenza che ci ha portato a parlare anche di basket e di vela, interessi comuni, come anche l’archeologia.

Mai una critica su di lui da parte di familiari, amici, colleghi, personale operaio, amministrazioni pubbliche.

Colleghi e amici di Oristano, dove anche attualmente risiedeva, richiamano in Carlo Lugliè un giovane studente del Liceo De Castro ineccepibile, non solo il primo della classe ma della scuola, come ricordano la collega Carla del Vais e Gian Marco Patta, del Circolo nautico di Oristano.

Il suo amore per l’archeologia maturato sotto la guida di Enrico Atzeni, allora docente di Paletnologia all’Università di Cagliari, e poi le ricerche soprattutto nel territorio dell’Oristanese, non ebbero interruzione anche quando divenne professore al liceo De Castro. La sua presenza preziosa come archeologo sul campo e come accademico, capace di formare nel miglior modo possibile gli studenti di archeologia, fu reclamata da Enrico Atzeni e così, nel 1998, ebbe inizio la nuova carriera che l’avrebbe portato a succedere al Maestro sulla stessa cattedra universitaria cagliaritana.

Carlo Lugliè ha sempre costituito un autentico modello negli scavi scientifici, condotti con rigore e competenza estremi, negli studi, nelle conferenze, nelle lezioni ai suoi studenti. Io stessa sono testimone diretta di questo e del rapporto di incondizionata stima che lo legava ai colleghi archeologi, come, tra gli altri, al compianto Gianni Tore, e agli amici come Raimondo Zucca, Salvatore Sebis, Riccardo Cicilloni e tanti altri.

Con Ignazio Sanna ha poi tanto collaborato, per decenni, in numerose occasioni e specialmente in vista della realizzazione del Museo del Mare di Marceddì, in territorio di mia competenza come funzionario archeologo. Con Carlo Lugliè tanto si è lavorato anche per la creazione del Museo dell’Ossidiana di Pau, da lui allestito e diretto secondo i più moderni criteri metodologici e didattici.

Se una morte tanto ingiusta non l’avesse rubato così a tradimento, oltre che ai suoi affetti, al mondo degli studi archeologici, la sua profonda preparazione e il suo cristallino rigore di metodo, è certo, avrebbero aperto alla conoscenza della preistoria sarda nuovi amplissimi orizzonti, la cui esplorazione rimane comunque affidata agli allievi della sua Scuola, i quali sapranno certo dimostrarsi all’altezza di una tanto impegnativa eredità.

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