Ottobre 7, 2024

Roberto De Fanti, il procuratore sportivo con il DNA sardo: “mio padre mi ha trasmesso la passione per il Cagliari”_di Fabio Salis

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“Mi ricordo ancora di quando al consolato venni informato della retrocessione in serie C del Cagliari, dopo una sconfitta per 1-0 rimediata contro il Catania, da un amico di mio padre che concluse la frase con un “mi dispiace, Roberto”. La mia educazione di stampo anglosassone e l’età mi spinsero a rispondere con un “non fa niente”, ma in verità mi sentivo come se mi avessero strappato il cuore.”

Così Roberto De Fanti, noto procuratore sportivo con sede a Londra, famoso per aver intermediato nel corso degli anni i trasferimenti di calciatori come Cambiasso, Marcos Alonso, Borini, Gabbiadini, ha descritto ai nostri microfoni un episodio emblematico che si riferisce alla sua fede calcistica per i colori rossoblù, tramandatagli da papà Pino, che, a partire dagli anni Settanta, si è guadagnato prestigio in giro per il mondo come ingegnere impegnato nella costruzione di grandi cantieri, senza mai dimenticare le proprie radici.

Roberto De Fanti con il papà Pino

Sospinto dal suo amore per il calcio, Roberto ha deciso di intraprendere la carriera del procuratore. Dopo gli studi universitari ha sostenuto l’esame di agente e nel 2002 si è iscritto alla FIGC.

Dopo tanti anni lavorativi in Italia, nel 2013 è diventato diventare Director of Football del Sunderland in Premier League. Terminata l’esperienza nel club biancorosso ha lavorato da intermediario durante la cessione di due club inglesi (Reading e Leyton Orient) e si è specializzato in trasferimenti dal calcio inglese da e per l’Italia, trasformando Londra nella sua base permanente e aprendo la sua agenzia, la RDF Football.

Oggi, nonostante i tanti anni di lavoro alle spalle come agente sportivo, il suo sentimento per il Cagliari è rimasto assolutamente intatto: “l’attività lavorativa che svolgo mi ha un po’ spinto a disaffezionarmi dal vedere il calcio dal punto di vista del tifoso, vivendolo prevalentemente come una professione, ma il primo risultato che controllo è sempre quello del Cagliari. Ovviamente, oltre a quello affettivo con la squadra rossoblù, ho sviluppato tramite mio padre anche un legame forte con la Sardegna. Penso che saranno almeno 35 anni che non manco un estate dall’isola, dove ho tantissimi parenti e amici e per me è un must trascorrere lì le vacanze. Mi fa piacere essere riuscito ad attaccare questo senso di sardità anche a mia moglie, che è finlandese-tedesca”.

Nato a Cagliari nel 1973, De Fanti è tuttavia cresciuto lontano dalla sua isola in giro per il mondo, tra Canada, Hong Kong e Panama: “i ricordi più vividi nella mia mente sono quelli dei tempi di Hong Kong quando avevo dieci anni e mio padre mi portava a vedere le partite del cantiere in cui lavorava. Tra l’altro qui giocava Achilli, un ex calciatore dell’Inter, che, non appena mi rivolgeva la parola, mi emozionavo e mi ammutivo per il fatto che fosse stato un ex calciatore professionistico. Era il periodo in cui l’Italia aveva vinto il Mondiale ed Il Verona vinceva il suo scudetto. Di domenica la tv di Hong Kong trasmetteva in diretta una partita della serie A ed ovviamente, visto il fuso orario, era l’unico appuntamento in cui mi era permesso di stare ancora sveglio e la vedevo con mio padre che mi indicava chi fossero i giocatori. L’aspetto involontariamente comico è che il commento era in lingua cantonese e si capivano solo i nomi dei calciatori, che all’epoca non venivano ancora riportati sulle maglie”.

Ogni martedì, quando arrivavano a casa i giornali italiani del consolato, andava a leggere subito la pagina dello sport del Corriere della Sera: “dissi a mio padre che quando un giorno saremmo tornati in Italia l’avrei letta tutti i giorni e lui mi fece presente che esisteva un giornale tutto rosa che si chiamava la Gazzetta dello Sport che parlava praticamente solo di calcio.”

Il primo vero approccio dal vivo di De Fanti con il Cagliari è stato solo qualche anno dopo quando papà Pino lo portò a vedere una partita allo stadio Sant’Elia: “la partita era un Cagliari-Benevento, terminata a reti inviolate. Fu una gara orrenda, ma mi sentii emozionato come se mio padre mi avesse portato a vedere la finale dei Mondiali. Un’altra emozione simile la vissi con un Frosinone- Cagliari 2-2 dal vivo, l’anno della cavalcata con mister Claudio Ranieri dalla C alla B, con reti di Piovani e Provitali, dove eravamo sotto di 2-0 dopo il primo tempo. Quello di Ranieri è il Cagliari a cui sono rimasto più affezionato, assieme a quelli di Francescoli e Fonseca e di Oliveira, Dely Valdes e Muzzi.”

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