Aprile 25, 2024

Vittorio De Sica “cagliaritano”_di Alberto Cocco

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A cavallo tra la prima e la seconda parte del XIX secolo, Domenico De Sica è di stanza a Cagliari.

Il valoroso funzionario regio è il direttore delle carceri riunite.

E’ il primo responsabile del nuovo e massiccio penitenziario sul Colle del Buon Cammino, eretto nel 1855 con il progetto dell’ingegner Imeroni e l’impulso della giunta comunale, presieduta da Edmondo Roberti, Marchese di San Tommaso.

In precedenza, le prigioni sono piccole ed anguste stanze senza aria e finestre, nella Torre dell’Elefante, la Torre di San Pancrazio ed il bagno penale delle Saline di San Bartolomeo, dove i detenuti legati alla catena sono costretti ai lavori forzati, sotto i riflessi del sole cocente.

L’appartamento di Domenico De Sica è nel quartiere del Castello, a pochi passi dalle torri e nel portico dell’Arsenale, a Porta Cristina.

Il quattro novembre del 1867, nasce Umberto Efisio.

Le doglie materne costringono il babbo ad una frettolosa fuga dal ballo organizzato nel salone delle feste del Generale.

Il secondo nome del bimbo è un tenero omaggio alla città ed al santo caro alla Sardegna ed ai cagliaritani, che ogni primo di maggio dedicano una processione religiosa della confraternita, per ringraziare la fine di una terribile pestilenza secentesca.

Umberto è battezzato nel Duomo.

Vive nel capoluogo isolano diciannove anni, nel corso dei quali familiarizza con i figli di alcuni importanti notabili della classe agiata, si invaghisce di una misteriosa e graziosissima Margherita e poi segue le orme del padre, costretto nel 1886 a lasciare la nostra terra.

Umberto Efisio De Sica approda in Ciociaria, diventando funzionario di banca a Sora.

Ha ambizioni letterarie e collabora con lo pseudonimo di Caside per un periodico locale, prima di sposare la partenopea Teresa ed avere un primogenito, che nasce il sette luglio del 1901, all’alba del nuovo secolo.

Il bambino si chiama Vittorio ed ha un destino sfolgorante.

Si consacra nel tempo grande attore ed è uno dei massimi registi di ogni epoca, nel cinema di tutto il mondo.

Vittorio De Sica è un bel giovanotto intraprendente ed elegante, di innato temperamento artistico e grande successo con le donne.

Il peregrinare della famiglia per l’attività paterna lo trascina a Napoli e poi a Firenze e diventa una voce popolare della radio.

Tutta l’Italia fascista si strugge per la sua sentimentale ed accorata interpretazione di “Parlami d’amore Mariù”, mentre decide di creare una compagnia teatrale itinerante con la bravissima Giuditta Rissone ed il celebre Sergio Tofano, ottimo signore delle scene e geniale creatore del personaggio del Signor Bonaventura, tra le pagine del Corriere dei Piccoli.

Nel 1937, lo spettacolo “E’ arrivato il carnevale” lo porta a Cagliari, sul palcoscenico del Teatro Massimo.

Lo zio gli scrive una lettera e lo esorta a visitare i luoghi della dorata infanzia dell’ adorato genitore, tra le vie strette ed i bastioni, le porte e le magioni della Cagliari medioevale.

Il pellegrinaggio è commovente.

Accolto come un trionfatore a Cagliari, Vittorio De Sica varca con trepidazione la soglia del piccolo alloggio, visitando ogni stanza.

Da quel giorno, il suo nome vola nel mondo.

Conquista quattro premi Oscar, grazie a “Ladri di Biciclette” e “Sciuscià”, “Ieri oggi e domani” e “Il giardino dei Finzi Contini”.

Il padre cagliaritano gli ispira l’immortale capolavoro “Umberto D.” del 1952,  storia di un  modesto impiegato caduto in cattive acque economiche nel dopoguerra – interpretato con misura e vigore dal docente universitario Carlo Battisti – che è sfrattato dalla padrona di casa e medita il suicidio, per salvaguardare la propria dignità.

Questa ed altre memorabili storie del genio di Vittorio arrivano da lontano, dalle piccole stanze di un alloggio di Porta Cristina, con un padre sognatore e vivace, che lascia la Sardegna con immenso rimpianto.

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