Ottobre 7, 2024

Zone Economiche Speciali (Zes) e pari opportunità territoriali_di Tarcisio Agus

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Da una lettera già inviata all’assessore all’Industria della Regione Sardegna Anita Pili, e al presidente dell’Unione dei Comuni “Monte Linas – Dune di Piscinas” Giuseppe de Fanti.

Nel settembre dello scorso anno il presidente Solinas annunciava l’avvio operativo della Zes Sardegna, pronta ad attrarre nuovi investimenti.

Del mese scorso è la firma dell’ennesimo protocollo con le banche ed il Commissario Straordinario del Governo della Zes Sardegna, finalizzato al sostegno delle imprese e del territorio che possono offrire opportunità di crescita.

Ricordiamo che “Le Zone Economiche Speciali (ZES)  sono  istituite al fine di favorire la creazione di condizioni favorevoli  in termini economici, finanziari ed amministrativi che consentonolo sviluppo, in alcune aree del Paese, delle imprese già operanti, nonché l’insediamento di nuove imprese in dette aree”.

La Zes Sardegna è stata istituita con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 Dicembre 2021 ed è costituita a rete, in parte è già zonizzata, che ricomprende i porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax. Questo strumento di sviluppo economico, attraverso la fiscalità di vantaggio ha dato importanti risultati nel mondo, approda ora in Sardegna con forte ritardo ed è fondamentalmente collocata negli ambiti portuali più significativi dell’isola.

A partire dalla fine del 2017 la regione Sardegna attivò un percorso di confronto e di concertazione con le Amministrazioni locali interessate territorialmente dal processo di perimetrazione delle aree retroportuali da inserire nella Zes.

In questa iniziativa pare non venne coinvolta la Provincia del Medio Campidano, forse perché non dispone di area portuale o per disattenzione degli amministratori del tempo.

Certo è che, con quella concertazione, alcuni nodi della Zes regionale inglobarono aree distanti dall’infrastruttura portuale (elemento essenziale del nodo), come per esempio il nodo di Olbia che contempla oltre alle aree del Consorzio industriale di Olbia, a ridosso dell’area portuale, anche le aree Pip del comune di Buddusò, distante da Olbia 58 km e quelle del Pip di Monti, distanti 25 km.

Ora se è vero quanto si afferma al punto 9.3 del Piano di Sviluppo Strategico. “ .. sarebbe sbagliato pensare che lo sviluppo di una ZES possa precludere quello di altre aree entro la stessa regione: al contrario, una ZES funziona quando è in grado di attivare l’intera economia locale, viceversa l’impatto resterebbe circoscritto ad operazioni di traffico e trasporto commerciale senza interfacciarsi, con benefici reciproci, con l’industria e il sistema economico locale..”,  chiedo, vista la situazione socio economica del Medio Campidano, spesse volte citato con il triste primato di prima provincia più povera d’Italia, non sia opportuno e necessario, nello spirito delle pari opportunità  territoriali, visto anche l’importante trascorso industriale,  recuperare la concertazione mancata per ricomprendere il territorio della provincia all’interno del nodo di Cagliari od Oristano, per le quali non mancano veloci collegamenti ed attività orientate  all’export, come per esempio “Ceramiche Mediterranee” e la “Keller Meccanica”, ultimo baluardo industriale  ancora in attesa di  rilancio. 

 “Ceramica Mediterranea” è l’unica industria ceramica dell’isola che utilizza materia prima sarda, con importanti quantitativi destinati all’esportazione. Insediata nel Pip di Guspini, oggi è proiettata, con un accordo Enel, a diventare una tra le prime realtà industriali isolane ad emissione zero, grazie al rinnovo dell’impianto fotovoltaico quale fonte di energia da utilizzare anche nello scambio termico per la produzione in loco di idrogeno verde, in sostituzione delle ingenti quantità di GPL in uso per i forni.

La “Keller Meccanica” è stata un’importante industria metalmeccanica, ubicata nell’area industriale di Villacidro, potrebbe, con l’inserimento nel nodo di Cagliari od Oristano, ridestare particolare  interesse per  gli investitori e tentare un nuovo rilancio.

Le due aree meriterebbero di candidarsi a diventare: l’una, polo industriale della ceramica, e l’altra, polo industriale ferrotranviario, ambedue le attività possono ancora contare su un sicuro supporto di maestranze specializzate e di attività collaterali che le nostre piccole e medio imprese sono in grado di sviluppare, grazie  alla cultura industriale che ancora nel territorio permane.

I nodi della Zes Sardegna saranno i futuri poli industriali dell’isola, e se vogliamo mantenere un minimo di attività industriale nel territorio, il recupero delle due aree nella Zes Sardegna sarebbero più che mai opportune e necessarie, pena la definitiva scomparsa dell’industria nel Medio Campidano.

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