Maria Paolucci, giovane guida turistica, ci racconta un’altra via per conoscere questa terra_di Simonetta Columbu
Maria sei una guida turistica, come è nata questa passione?
Devo molto alla mia famiglia. Sin da piccola sono cresciuta con la consapevolezza di vivere in un posto bellissimo, con un grande patrimonio da valorizzare. Mio nonno era un minatore, mio padre ispettore minerario, mio zio tecnico, un altro mio zio capo servizio e così via, sono cresciuta a pane e racconti di miniera, ho sempre voluto promuovere il patrimonio minerario che fa parte della vita di tante persone in Sardegna. Sono una guida turistica e organizzo esperienze uniche in Sardegna con un’azienda tutta mia, un percorso impegnativo, ma che mi sta dando tante soddisfazioni.
Racconti il territorio con immensa passione, la Sardegna… che terra è la nostra?
Difficile definire cosa sia o non sia una regione. Dal mio punto di vista, la Sardegna è una terra dalle grandi opportunità se sapute cogliere. Questo è un po’ quello che cerco di fare io, mi sono cimentata in un lavoro da imprenditrice turistica, lasciando il tanto sognato “posto fisso”. Preciso che non mi sono lanciata inventandomi un lavoro dall’oggi al domani, ma è stato frutto di numerosi anni studio.
Masua e Porto Flavia: cosa raccontano questi luoghi?
Mi viene la pelle d’oca solo ad immaginarli! Masua e Porto Flavia sono una delle esperienze più uniche che io organizzo. Sono davvero parte di me, non solo dal punto di vista lavorativo, ma soprattutto emotivo. Mia nonna è nata nel villaggio minerario di Masua e mio zio è stato tecnico della miniera per poi seguire in prima persona la messa in sicurezza di Porto Flavia diventando una delle prime guide! Per me non si tratta solo di luoghi da vedere, ma sono proprio storie di vita vissuta. Incontro i partecipanti delle mie esperienze sulla spiaggia e non direttamente a Porto Flavia perché ci tengo a raccontare loro gli aneddoti su quello che un tempo era il carico a mano del minerale che avveniva manualmente proprio dalle spiagge, dai cosiddetti “galanzieri” i trasportatori che dovevano riuscire a caricare 50 kg di minerale sulle spalle, contenuto nelle cosiddette “coffe”. Ci si dirige poi lungo una pineta, dove consegno una letterina segreta che faccio aprire su un punto preciso da cui si vedono sia il Pan di Zucchero che la torretta di Porto Flavia, dopo di che si entra in galleria. Una volta entrati accendo la lampada a carburo d’epoca, perché penso sia un modo per tornare indietro nel tempo.
La grotta di Santa Barbara, il Centro storico di Iglesias e il Museo dell’arte mineraria. Raccontaci un po’.
In Sardegna abbiamo tanti tesori nascosti e la Grotta di Santa Barbara è uno degli esempi più calzanti: una grotta di miniera unica al mondo scoperta per caso durante dei lavori nella miniera di San Giovanni nel 1952. La Grotta lascia senza fiato, ricoperta da cristalli di barite con due colori principali: il bianco della calcite ed aragonite ed il bruno dei cristalli di barite. Così incredibile che sembra di stare su un altro pianeta! Per entrare all’interno bisogna percorrere parte della miniera in trenino, poi salire su un ascensore ed infine una scala a chiocciola.
Questo posto è unico, ma è singolare anche come sia stata presa a cuore la salute della grotta da parte della società mineraria Pertusola, che l’ha preservata il più possibile per renderla fruibile turisticamente. Il centro storico di Iglesias è un altro gioiello, amo le palazzine in stile liberty, i colori, gli scorci di questa città medievale. Iglesias è conosciuta oggi per gli ombrellini lungo una delle vie principali, ma in realtà era una città medievale importantissima, chiamata “Villa di Chiesa” e fondata nel 1280 dal Conte Ugolino della Gherardesca. Ha una storia così interessante che ho deciso di dedicarci due esperienze diverse. Altro posto da non perdere in città è l’Istituto Minerario, una scuola unica nel suo genere, la sola in Sardegna sull’arte mineraria. Dal 1871, formava capi minatori ed in tutta italia erano presenti solo altre 3 scuole minerarie ed anche mio padre, ispettore minerario, ha studiato qui! Sono inoltre presenti due meravigliosi musei.
Quali sono le zone che vorresti conoscere meglio ed esplorare?
Direi tutte: l’entroterra ma anche la parte est dell’isola. Un altro mio obiettivo è quello di approfondire la conoscenza della cultura nuragica sarda, che mi ha sempre affascinato.
La Sardegna in estate cosa regala? E in inverno?
La Sardegna estiva è quella che la stragrande maggioranza delle persone conoscono con il suo meraviglioso mare cristallino, tuttavia ritengo che la Sardegna del turismo balneare possa completarsi con ciò che la cultura ha da offrire, non solo mare ma anche un mondo sconosciuto ai più, vivere l’esperienza di visita ad un nuraghe o un sito minerario per esempio. Si dice che l’inverno sia un tasto dolente per il turismo sardo, ma io devo dire che con la mia piccola attività di esperienze turistiche ho potuto constatare che anche d’inverno le persone hanno desiderio di scoprire i luoghi, non si tratta di un turismo proveniente dall’esterno ma prettamente interno. Ciò su cui vorrei mettere l’accento riguarda infatti la comunicazione, se le persone sanno che un sito turistico è aperto allora lo visitano, altrimenti è davvero difficile che questo accada. E’ questo è ciò che cerco di fare con le mie esperienze che organizzo tutto l’anno. In sintesi: se c’è l’offerta c’è anche la domanda.
Passato e futuro, come coniugarli?
Il mio lavoro è basato sul passato, senza storie da raccontare non sarei in grado di realizzare esperienze, la Sardegna più in generale sarebbe sì un bel posto di mare ma finirebbe lì. Senza la storia cosa siamo? Io sono sempre alla ricerca di storie da farmi raccontare da ex minatori o aneddoti sulla civiltà nuragica. L’ignoto ci spaventa, nondimeno pensare ad un qualcosa che avverrà avanti nel tempo ci fa paura, ma a volte è l’unica strada da prendere. Futuro vuol dire nuove opportunità, l’unico strumento che ho a disposizione è la passione unita alla grande voglia di continuare a studiare tutto ciò che può portarmi a migliorare ogni giorno di più.
Grazie Maria!